Anche Becchi, ideologo dei grillini, liquida Prodi: «È l’espressione della casta e del cattocomunismo»

17 Apr 2013 10:07 - di Redazione

«La candidatura di Romano Prodi è stata una provocazione da parte di chi ha votato on line per danneggiare il Movimento 5 Stelle per ragioni di contrasti interni». Di prima mattina Paolo Becchi, docente universitario, ritenuto l’ideologo del partito di Grillo, intervistato dalla Telefonata di Canale5, stronca le ultime velleità del professore bolognese. «Prodi – ha aggiunto Becchi – è stato l’artefice della totale distruzione del Paese. È l’espressione della casta e del cattocomunismo».  Niente male, se si pensa che solo fino a qualche giorno fa perfino Casaleggio veniva dato come simpatizzante dell’ex premier “mortadella”. Ma Becchi mette i puntini sulle “i” anche rispetto alla possibile convergenza dei Cinque Stelle con il Pd su un nome condiviso, come quello della Gabanelli o di Rodotà. «L’elezione di un presidente della Repubblica con i voti del Movimento 5 Stelle cambierebbe il quadro politico complessivo, ma questo non significa l’apertura ad un governo Bersani o del Pd perché questo non è nella logica del movimento», spiega ancora il  docente universitario ritenuto vicino al partito di Beppe Grillo. «La fiducia che M5S potrebbe dare ad un governo dipende – ha proseguito Becchi – dalla persona che il nuovo presidente della Repubblica deciderà di incaricare. Il movimento non darà la fiducia a Bersani, ma ad un esponente vicino a 5 Stelle».

Lo stesso Beppe Grillo, in un’intervista al Fatto Quotidiano, ha bocciato Prodi (”non è certo l’uomo del cambiamento”) e si è detto “deluso da Napolitano” per quello che è accaduto dopo l’incontro formale al Quirinale per le consultazioni: «Ci siamo lasciati in un modo, poi lui è tornato coi saggi. Per prendere tempo. Era il Pd a dover dare la fiducia a noi. Bersani voleva i nostri voti per insediarsi al governo. E continuare sulla strada tracciata fino a oggi. Noi non abbiamo firmato cambiali in bianco. C’è un governo. Vogliono votare la legge sul finanziamento ai partiti? Bene, Bersani si presenti con l’assegno da 49 milioni. Così possiamo parlare».

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