Bersani resta arroccato e accusa Renzi di “demagogia e qualunquismo”
Alla vigilia della settimana cruciale per l’elezione del presidente della Repubblica, Pier Luigi Bersani, dal quartiere popolare di Corviale, di Roma, ribadisce la linea dell’ostracismo a un accordo con il Pdl e dichiara di non voler “cedere al Cav perché un governissimo non è la risposta ai problemi”. Ricordando la sua attività da ministro, manda un primo segnale destinato ad alimentare gli scenari dei retroscenisti e ad allarmare Berlusconi: «Era l’inizio del governo Prodi ed io come altri facemmo parecchie leggi che cambiavano qualcosa sul serio perché cambiare si può, non è vero che siamo tutti uguali». Nonostante finora abbia ricevuto il no del Cav e del M5S che “predicava” il cambiamento ma ora sbattono le porte , attacca il segretario, «si va avanti nella distruzione del paese». Mentre le trattative per cercare un Capo dello Stato che rappresenti “l’unità” vanno avanti, i toni di Bersani non lasciano intendere aperture verso il Pdl anche perché governo e Colle, chiarisce il segretario, “sono due cose diverse”. «Siamo al paradosso – affonda Bersani – vengono a spiegare a noi che la situazione è drammatica e bisogna fare qualcosa. E ce lo dice chi per anni ha detto che i ristoranti erano pieni, ne ha fatte di cotte e di crude, raccontando demenziali panzane. È ora di finirla con la demagogia e con la politica attorcigliata sugli interessi di qualcuno». Toni durissimi, da campagna elettorale, per chiudere ad ogni tentazione, diffusa anche nel Pd, di un’intesa con Berlusconi per un governo di scopo. Se, però, nel Pd, ripete ancora una volta il segretario, furioso contro chi, come Matteo Renzi, lo dipinge “testardo” e senza dignità, si pensa che lui sia “un intralcio alla causa”, è pronto a farsi da parte. In un momento di massima tensione del partito, dove sono diffusi i timori di implosione e spaccatura anche in vista dell’elezione del nuovo Capo dello Stato, Bersani cerca di mordersi la lingua, “di stare zitto per il partito”. Ma non ce la fa fino in fondo. Al sindaco di Firenze, che lo accusa di aver perso la dignità dietro i grillini, il leader dem ricorda che “l’arroganza umilia chi ce l’ha”. E a Renzi, come a Berlusconi, che lo accusano di perdere tempo, fa sapere che “è indecente” fare “qualunquismo” in un momento in cui, dopo i no alla sua proposta, “si è verificato un incrocio di scadenze istituzionali, un ulteriore elemento di difficoltà in una fase difficile”. Ingorgo che Bersani spera di sciogliere la prossima settimana ma, chiariscono i suoi, non a tutti i costi. Intanto i giorni passano…