Brunetta: «Ora pacificazione nazionale». La Lega si astiene e il capogruppo Pd bacchetta i grillini

29 Apr 2013 20:57 - di Redazione

«Non faremo scontri» ma siamo disponibili a valutare «i provvedimenti e se saranno buoni a difenderli». Lo afferma l’esponente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, nel corso delle dichiarazioni di voto sulla fiducia in corso alla Camera. Meloni accusa l’esecutivo di essersi formato solo per garantire «una mera gestione del potere» e di far tornare l’Italia alla «prima Repubblica». Si astiene invece il Carroccio. «Sarebbe più comodo stare all’opposizione», dice il capogruppo della Lega, Giancarlo Giorgetti. «Non oso nemmeno pensare ad un governo che voglia essere contro il Nord o induca il Nord a schierarsi contro il governo – osserva Giorgetti – ma ci interessa essere protagonisti della stagione delle riforme» così come delineate da Enrico Letta che «con piglio deciso».  ha fissato il termine dei 18 mesi per la durata della Convenzione per le Riforme.

Come da previsioni arriva il no di Sinistra e libertà, che sarà all’opposizione che condurrà in modo leale perché del «Pdl non ci fidiamo». Lo dice il capogruppo del partito alla Camera Gennaro Migliore, annunciando che il primo provvedimento che i deputati del gruppo porteranno in Parlamento sarà «il conflitto di interessi». Non si tratta, aggiunge, di «una sola persona ma di un coacervo di interessi e vi chiederemo di votarlo». Secondo Renato Brunetta «bisogna finirla con la demonizzazione dell’avversario trasformato in nemico». Il capogruppo del Pdl alla Camera il via libera al governo è nel segno della «pacificazione». Brunetta annuncia il sì a Enrico Letta con un avvertimento: «Le garantiamo il nostro sostegno, ma con la stessa lealtà valuteremo minuto per minuto l’operato del suo governo». Scontato anche il no del Movimento 5 Stelle, arrivato attraverso il “cittadino” Riccardo Nuti che ha ripetuto i cavalli di battaglia della protesta grillina con un discorso avulso dal programma di governo presentato da Letta. Da qui una serie di domande retoriche, partite dal «Perché non si è fatta una legge anticorruzione? Perché non si è votata l’ineleggibilità di Berlusconi? Perché non si è abolito il finanziamento pubblico ai partiti?» per finire con un no a uno «squallido compromesso» tra Pdl e Pd.

Una risposta diretta ai grillini arriva al presidente dei deputati del Partito democratico. «A che serve avere le mani pulite se le teniamo in tasca?», chiede Roberto Speranza. «Ci sono passaggi – dice – in cui bisogna avere la forza di mettere l’interesse nazionale. Questo è un passaggio caratterizzato da una crisi economica senza precedenti, a cui si aggiunge una crisi di rappresentanza democratica, anche per una legge elettorale ingiusta, che è la prima cosa che dobbiamo cambiare». Speranza annuncia che «il Pd farà la sua parte con coerenza e, come sempre, agirà nell’interesse del Paese». Ed esprime poi la «gratitudine al leader Pierluigi Bersani». Quanto alle larghe intese, «non cambiamo la nostra identità, restiamo alternativi al centrodestra ma pensiamo che in questo passaggio ci sia un forte bisogno di mettere davanti l’interesse per l’Italia».

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