C’era una volta Hollande, “Salvatore d’Europa” (assieme a Monti)
Leggere dovrebbe essere anche un modo di ricordare. Non funziona così nell’epoca del commento politico sprint, o fast o flash… Del twit, del lancio d’agenzia, dell’aggiornamento continuo. Infatti a tutti i politici è facile dire oggi una cosa e tra un mese il suo contrario, tanto non se lo ricorda nessuno. Più o meno un anno fa si candidava alle presidenziali di Francia un socialista un tantino trasparente che però venne presentato, da tutti media di sinistra e da buona parte dei giornalisti del mondo, come la promessa di salvataggio e di rinnovamento della Vecchia Europa che affondava nella crisi dell’Euro. La crisi, come tutti avevano imparato a ripetere, era solo ascrivibile a Berlusconi, più propriamente rappresentato come il responsabile addirittura della crisi economica mondiale. Sarkozy e la Merkel, pur essendo leader di destra, avevano ottenuto un momento di simpatia per essersi scambiati il famoso risolino ironico al solo sentire il nome di Mr.B, ma subito dopo era arrivata la campagna elettorale transalpina e i ranghi del partito del repubblichiere della sera si erano riserrati. Via Sarkozy! Che schifo la politica dell’austerità imposta dalla Merkel! (Che invece aveva ragione quando a essere contrario era S.B.). Il mago Monti (ricordate? Quello scovato dall’allora presidente Napolitano – da non confondere con l’omonimo che ha salvato l’Italia pochi giorni fa) che aveva per primo e entusiasticamente rivendicato la comprimarietà della politica tedesca, comunicò immediatamente agli italiani – dalle solite colonne dei soliti giornali – che era comprimario “anche” della politica contraria all’austerità tedesca di cui era fautore Hollande. Quindi, tutti con Hollande per “la ripresa”. Che nemmeno a dirlo non c’è stata; né in Europa, né in Francia. “Con Hollande vincono i giovani e gli studenti” titolava Repubblica rispolverando una retorica svaporita che non si sa se puzzava più circo sessantottino o di soffitta sovietica. Comunque, non era vero. Ricordo un guru del giornalismo che scrive sulla Stampa che mi trattava con sufficienza nel programma della Saluzzi spiegando che lui – e lui solo – capiva tutto della politica francese e Hollande era magnifico e invece Berlusconi era morto. Beato lui. Dopo un anno il gradimento di Hollande è al 25% – il crollo più rapido e sensazionale nella storia di Francia – e Berlusconi è ancora lì che fa addirittura il king-maker del “nuovo” occupante del Colle. Come tutti i beniamini della sinsitra europea, Hollande ha presto accantonato gli interventi per la ripresa e si è concentrato su ciò che veramente conta oggi nel mondo: regolarizzare i matrimoni omosessuali. E i francesi, che su queste cose hanno meno senso dell’umorismo degli italiani, hanno scatenato l’inferno portando in piazza milioni di persone, laiche e religiose (di tutte le religioni). E l’unico contrattacco della sinistra – ovviamente confidato nelle abili mani dei cronisti – sono stati titoli bislacchi secondo i quali le manifestazioni pullulavano di “facce da fasci”. Ebbene, così vanno le cose in democrazia. Si sale e si scende con rapidità straordinaria. Ma non tutti si rialzano. A parte Berlusconi. E Napolitano, of course.