Dalle passerelle tv con Napolitano alla candidatura: Cascella, la voce del Colle, ovviamente sceglie il Pd…
“Prego, presidente…”, “Da questa parte, presidente”, “Tutti in piedi, c’è il presidente”, “In realtà il presidente è stato chiarissimo”, “La parola al presidente…”. “Come giustamente ha rilevato il presidente…”. Da qualche giorno al fianco di Giorgio Napolitano, quando compare nel salone del Quirinale per aggiornare gli italiani sulle consultazioni, c’è un’ombra che lo segue fin sotto i riflettori delle decine di tv a telecamere spianate che attendono novità sulla crisi. Mentre il presidente arriva, lui lo precede, mentre va via, lui lo anticipa, mentre conversa, lui lo affianca, quando lui sorride, l’altro sorride, quando si rabbuia, quello si intristisce, se uno parla, l’altro conferma. Ordinaria amministrazione per un fior di professionista come Pasquale Cascella, portavoce del Quirinale, abilissimo tessitore di rapporti con i giornalisti, amabile conversatore, brillante e solerte animatore di Twitter, persona mite e ben educata che però, ogni tanto, ci prende gusto. E quei riflettori del Quirinale, sotto cui quotidianamente si dipana il triste percorso di una crisi che si avvita su se stessa, sembrano piacergli particolarmente negli ultimi giorni. Sarà perché, tutto sommato, una comparsata in tv non può che fare bene a una campagna elettorale? Di sicuro, non è un caso se proprio nei giorni in cui si vede costantemente Cascella al fianco di Napolitano in interminabili maratone nei telegiornali che documentano le consultazioni, la “voce” del Colle annunci di voler scendere in politica direttamente, come candidato a sindaco di Barletta, sua città natìa. Ovviamente, nelle file del Pd, col sostegno degli Arancioni e di Sel. Ovviamente perché Cascella, prima di salire al Colle, aveva già assistito Massimo D’Alema a Palazzo Chigi, tra il 1998 e il 200o e a sinistra vanta una consolidata militanza. Una vicenda politicamente banale, moralmente ineccepibile, ma tipicamente italiana. Cascella vuole fare il sindaco nella città che respinse Pietro Mennea, ma lui sembra avere ben altre possiiblità, anche per effetto della popolarità derivatagli dalla grande visibilità che il Colle gli concede. Ma anche grazie alle sue battaglie su Twitter, dove recentemente s’è preso il lusso di ironizzare perfino sui cattivissimi grillini: «Alla fine Grillo disse al Presidente: “Non la chiamerò più Morfeo”. Evidentemente non aveva nemmeno idea di che pasta fosse Napolitano…». Lui, invece, chissà perché, già lo sapeva.
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