Emma Bonino al governo: ecco la partitocrazia che “piace” ai radicali…
Emma Bonino ministro degli Esteri. Erediterà la vicenda dei marò, sulla quale da nuovo inquilino della Farnesina si giocherà tanta parte del suo incarico. È una donna fortunata: mai nella storia della Repubblica un politico che alle elezioni ha preso lo 0,19% è diventato poi ministro degli Esteri. È fortunata davvero: candidata a ogni incarico possibile e immaginabile, finalmente è riuscita nel suo intento. Una poltrona l’ha vinta. A furia di giocare biglietti alla lotteria delle cadreghe. Voleva fare la presidentessa della Repubblica, lei che praticava aborti clandestini con le pompe delle biciclette. Ovviamente con i voti degli altri, cioè della maggioranza dei parlamentari eletti. Grazie a Dio è stato rieletto Napolitano. Farà il ministro degli Esteri di un governo sostenuto dai voti degli altri, dato che la Bonino alle ultime elezioni ha preso lo 0,19%. Alla faccia della democrazia e del consenso popolare. Solo in Italia un politico bocciato nelle urne viene riciclato come tecnico a capo della propria diplomazia. Un giorno bisognerà fare una riflessione su cosa sono diventati i radicali: dalle battaglie civili degli anni ’70, che li videro intercettare un ampio sentimento popolare, si sono ridotti a una piccola lobby che campa sulle spalle degli altri.
Pensiamo a Radio radicale, ottimo esempio di come si fa radio, ma con un piccolo problema: campa solo ed esclusivamente grazie al finanziamento pubblico, che ogni volta riesce ad ottenere grazie a una efficace operazione di lobbing parlamentare. Qualcuno dirà che radio radicale trasmette le sedute del parlamento: peccato che esista Radio Parlamento della Rai, pagata anch’essa con i soldi dei cittadini. Radio radicale è dunque un doppione. Costoso. Ma è anche l’unico strumento per far campare un partito dello 0,19% che quindi non prende i rimborsi elettorali. Radio radicale è una scuola di giornalismo che poi piazza – onore al merito – i propri uomini e le proprie donne in tutte le redazioni di giornali e tv. Ma tutto ciò è possibile grazie a un concetto che i liberisti radicali conoscono bene: la concorrenza sleale, dato che Radio radicale campa grazie ai soldi concessi da quella partitocrazia tanto attaccata dal vecchio leader con il codino. Doppia morale, un classico italiano. Pensiamo al fatto che i radicali sono in tutti i partiti. Sono ovunque. Tutte persone preparate, in gamba, con buone relazioni. Nessuno di loro però è mai stato eletto in vita sua con i suoi voti. Sono figli del Porcellum: i radicali hanno più eletti che elettori. Non a caso non esistono nei consigli comunali, provinciali e regionali, dove per essere eletti bisogna prendere le preferenze. Giusto per la cronaca: alle ultime regionali nel Lazio, nella circoscrizione di Roma, “Emma for President” ha preso 310 preferenze. Un risultato che non ti fa eleggere nemmeno al consiglio comunale di Latina. Ma il Popolo, la Rete, i Sondaggi vogliono Emma Presidente della Repubblica, ripetono i giornalisti: ovviamente in prima fila ci sono gli ex radicali come la santorina Giulia Innocenzi, che su twitter critica Letta per la sua iscrizione al Bildeberg dimenticando che ne fa parte anche la sua compagna radicale “Emma”. La Bonino, se escludiamo l’exploit alle europee del 1999, è una perdente di successo e ancor di più una nominata bipartisan di enorme successo. Nominata da Berlusconi commissaria europea nel 1994, nel 2008 è stata eletta senatore nelle liste del Pd e poi vice presidente del Senato. Il capolavoro ieri, quando è diventata ministro degli esteri del governo Pd-Pdl. Insomma, questa partitocrazia non fa poi tanto schifo ai radicali. Specie se dà una poltrona a Emma.