“Giallo” sull’incontro Bersani-Berlusconi. Amato in pole? E sul Pd cala un altro anatema a Cinque Stelle
Si sono visti e stretti la mano? O si è trattato soltanto di una nuova cordiale telefonata? Hanno raggiunto l’intesa sul nome del successore di Napolitano? Ancora è giallo, nelle prossime ore il dubbio verrà fugato e si saprà se le voci di un incontro tra Berlusconi e Bersani diffuse a metà mattina erano solo boatos privi di fondamento. Alla vigilia del primo voto a Camere riunite per eleggere il capo dello Stato, le passeggiate nei palazzi del potere si sprecano, come pure le dichiarazioni incrociate con la solita giostra di veti (Grillo che accusa il leader Pd di aver sbagliato tutto, la lista montiana che si dice pronta a fare la sua parte solo se l’intesa è bipartisan e coinvolge il Pdl, i democratici più dialoganti con le ali estreme che giudicano i candidati grillini stimabili «ma senza esperienza»). Il Cavaliere (che martedì aveva annunciato «con Bersani è fatta») è entrato e uscito più volte da via del Plebiscito con il volto sorridente. Giuliano Amato si conferma il candidato più papabile: va bene per via del Nazareno non dispiace affatto a via dell’Umiltà (dove nel pomeriggio è previsto in vertice dello stato maggiore) mentre Massimo D’Alema è la carta di riserva su cui puntare nel caso in cui l’accordo sul dottor Sottile non dovesse reggere. Ma l’ex premier post-comunista è poco gradito alla stessa sinistra. Grillo abbaia alla luna: «Bersani ha ignorato i nomi proposti dal Movimento 5 Stelle per un semplice motivo. Gargamella ha già deciso. Ha fatto le Berlusconarie – dichiara – i votanti erano due: lui e lo psiconano durante un colloquio intimo». Avrebbe dovuto scegliere il candidato Cinquestelle, ergo è il primo responsabile del «suicidio della Repubblica». Non si sa perché dopo essersi visto sbattere la porta in faccia da Grillo, Bersani avrebbe dovuto scegliere un parvenue Cinquestelle come capo dello Stato. Mentre Milena Gabbanelli dice di «doverci pensare», dimostrando di aver preso molto sul serio l’investitura della rete grillina che la mette in pole position per la corsa al Colle (seguita da Gino Strada), lista Civica boccia di fatto la possibilità che Romano Prodi possa diventare il prossimo presidente della Repubblica. «Sul suo nome non abbiamo nessun problema, ma non ce la farà» perché non gode di una «maggioranza ampia» mentre «noi spingeremo fino in fondo perché ci sia un nome che trovi d’accordo anche il Pdl».