Governo, i vescovi spingono per le larghe intese: bisogna avere lo stesso coraggio di Moro e Berlinguer

9 Apr 2013 20:42 - di Antonio La Caria

I vescovi spingono per le «larghe intese» come opzione per superare lo stallo politico italiano e, nel giorno dell’incontro tra Pierluigi Bersani e Silvio Berlusconi, mostrano favore verso chi lavora per far avanzare il dialogo tra Pd e Pdl. È una nota del Sir, l’agenzia della Cei, a chiedere, in vista dell’elezione del nuovo capo dello Stato, di «aprire una fase nuova». «I pochi giorni che mancano all’elezione del presidente della Repubblica ci diranno se davvero la politica italiana avrà cambiato marcia, se la reciproca legittimazione diventerà costume politico, se ci verrà restituita una dialettica politica da democrazia occidentale, se potremo tornare a sperare in un futuro per il nostro Paese», scrive il direttore Domenico Delle Foglie. «L’alternativa – prosegue – sarebbe un avvitamento nella crisi istituzionale, con inevitabili gravissime ripercussioni economiche e sociali. Con un costo umano insopportabile per i nostri poveri, per i nostri ceti popolari, per le nostre famiglie, per le nostre comunità». L’agenzia dei vescovi saluta positivamente le parole di Dario Franceschini, ex segretario del Pd, al Corriere della Sera, in favore del dialogo con il Pdl. «Il 18 aprile le Camere si riuniranno per eleggere il dodicesimo presidente della Repubblica italiana. Il 24 e 25 febbraio gli italiani hanno votato, ma l’Italia è ancora senza governo. Nel frattempo – prosegue Delle Foglie – il Paese ha assistito al balletto estenuante ed estenuato dei no, ripetuti sino alla noia. Poi, all’improvviso, alcune parole hanno dato una scossa ai Palazzi della politica italiana». «Poche parole”, quelle di Franceschini, che «sembrano aver chiuso una pagina sgualcita per aprirne una tutta nuova. Da Paese normale, direbbe qualcuno. Da Paese rinsavito direbbe qualcun altro». Il Sir, peraltro, fa eco all’odierno titolo di prima pagina di Avvenire, quotidiano sempre della Cei, «Larghe intese buona medicina», con ampio spazio a quanto detto da Napolitano a proposito del 1976, quando un governo a guida democristiana ottenne la «non sfiducia» del Partito comunista. A tale proposito Delle Foglie si chiede: «Il “coraggio” della Dc e del Pci del lontano 1976 nel dare vita a un governo di larghe intese, evocato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha sostanzialmente dettato l’agenda dell’incontro fra Bersani e Berlusconi. La domanda è questa: avranno lo stesso coraggio di Aldo Moro e di Enrico Berlinguer?». Se da una parte, quindi, l’elezione del nuovo capo dello Stato viene vista dalla Chiesa italiana come l’occasione per uscire da un groviglio apparentemente inestricabile, dall’altra serie preoccupazioni serpeggiano su nomi che circolano come candidati al Quirinale. In particolare, ma non solo, su quello di Emma Bonino, che, per storia personale e convinzioni non solo sui temi etici, non può incontrare il gradimento degli ambienti ecclesiastici. A tale proposito, con totale discrezione, «segnali» sarebbero stati fatti arrivare agli schieramenti che da giovedì 18 saranno impegnati nell’elezione del successore di Napolitano.

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