Il Califfo torna sotto i riflettori: è in lavorazione un film per la tv sulla sua vita
In una delle sue ultime interviste Franco Califano – alle prese con la rivisitazione appassionata, ma mai nostalgica, di una vita percorsa tra palco e periferia, ascese, cadute e ritorni sulla scena – confessò quasi dispiaciuto che fino a quel momento il Califfo aveva avuto la meglio sul cantautore Califano. Oggi quel personaggio è in procinto di tornare sotto i riflettori grazie ad un’idea della Lotus Production di Marco Belardi che sta lavorando al progetto di portare sul piccolo schermo la vita di Califano. È in corso infatti lo sviluppo di un trattamento che possa ritrarre fedelmente e rendere onore ai trascorsi dell’uomo e ai successi dell’autore e attore nato a Tripoli, da genitori napoletani, e adottato da Roma che negli anni lo ha accolto come il suo maestro, capace di tradurre, in versi e canzoni, bellezza e contraddizioni dell’anima popolare della città eterna. Set naturale che ha fatto da cornice ai trionfi dell’artista e alle vicissitudini dell’uomo che, dietro la maschera del playboy incallito, ha nascosto il volto del poeta romantico. E proprio quella romanità, spesso sinonimo di tracotanza bonaria. Quel suo fascino guascone unito a un temperamento indomito e ad una sensibilità inquieta, nel tempo hanno accreditato di lui l’irresistibile immagine del macho sfuggente e inafferrabile, che neppure negli anni della maturità ha abdicato in favore di saggezza e arrendevolezza. Un’idea di lui stigmatizzata nell’immaginario collettivo in quella famosa foto di copertina di uno dei suoi tanti album di successo, che lo ritrae in posa spregiudicata, in pantaloni di lino, panama bianco e sigaro in bocca, immortalando in un’istantanea il mito del latin lover a cui una nutrita letteratura romantica accredita innumerevoli conquiste. L’antieroe di Io non piango, sempre «ubriaco di malinconia», che ha affidato la sua epica al testo, inno e testamento del Califfo, Tutto il resto è noia e che, tra minuetti d’amore e peregrinazioni nelle strade di quartiere, ha cantato la vita. La sua vita: un’esistenza punteggiata da eccessi che, tra ricchezza e difficoltà economica, vocazione alla trasgressione e insofferenza per le convenzioni, carcere e palcoscenico, ha alimentato il mito dello chansonnier genuino quanto profondo, capace di raccontare l’amore più alto, e il fondo toccato in tante momenti alla deriva. Un artista che per sé «non escludeva il ritorno» e che prossimamente sarà di nuovo al centro dell’attenzione mediatica: per la gioia dei suoi estimatori rimasti orfani della sua prorompente personalità artistica.