Letta vuole un governo “di servizio al Paese”. «Basta giochetti, gli italiani sono stufi». Ma il Pd lo seguirà?

24 Apr 2013 12:21 - di Luca Maurelli

Dopo una mattinata di indiscrezioni è arrivata la conferma: sarà Enrico Letta, vicesegretario del Pd ma attuale numero uno, dopo le dimissioni di Bersani, a provare a formare un governo bipartisan con il sostegno del Pdl e di Scelta Civica.

Letta ha accettato con riserva, come da prassi, ma ha subito precisato che vorrebbe “un governo di servizio al paese” che lui non farà nascere “ad ogni costo” ma solo se ci sarà convergenza per uno sforzo comune delle forze principali “per le riforme necessarie al paese».
Letta, che è salito al Quirinale con il suo monovolume Ulisse, dopo quasi un’ora di faccia a faccia con il Capo dello Stato, ha usato parole di umiltà ma al tempo stesso di grande determinazione a formare un governo perché “se si rivotasse ora l’effetto blocco sarebbe uguale a quello attuale e non ce lo possiamo permettere”. Ma il paese non può più restare senza governo e Letta ci prova “utilizzando il minor tempo possibile”, facendo già domani, il giorno della Festa della Liberazione, le consultazioni per il governo. I temi economici sono la priorità, dice, ma per Letta, 46 anni ma già molto navigato in politica, si deve provare anche a cambiare “la politica italiana”, dare “risposte attraverso una politica credibile”, partendo dalla riduzione del numero dei parlamentari fino alla nuova legge elettorale. «Io ce la metterò tutta – è l’impegno del presidente incaricato – perché gli italiani non ce la fanno più dei giochetti della politica». Strategie e paletti, che potrebbero ancora ostacolare la nascita del governo. Il nome in pole position fino a ieri, quello di Giuliano Amato, è stato accantonato per il profilo troppo tecnico e i ricordi, non propriamente piacevoli, lasciati dalla sua precedente esperienza, soprattutto sul fronte fiscale. Letta, invece, consente al presidente della Repubblica di provare a coinvolgere completamente i partiti in un’esperienza che – come sottolinea Angelino Alfano, possibile vicepremier – “non deve risolversi in un esecutivo balneare”. Era stato soprattutto il Pdl a insistere sulla caratura politica dell’incaricato premier, per evitare che il Pd potesse tenersi le mani libere in una fase in cui una larga fetta del partito non condivide la decisione di collaborare con il centrodestra nell’interesse del Paese.  Letta è il nipote di Gianni, ma il punto non è la parentela: quel nome non può che soddisfare il Pdl soprattutto per il profilo moderato che esprime, visto che il (quasi) giovane dirigente di Largo del Nazareno, 46 anni, non si è mai iscritto al partito dell’antiberlusconismo a prescindere. I dubbi sulla possibilità che riesca a far nascere davvero un governo però restano, alla luce della schizonfrenia del Pd. «Abbiamo la netta impressione – spiega Alfano – che il Pd un governo forte non voglia farlo, ma non possa dirlo. È desolante la lettura, sui giornali di questa mattina, delle dichiarazioni di numerosissimi esponenti del Partito Democratico. Un florilegio di attacchi al Popolo della Libertà, al suo leader e alla storia del nostro partito, unito a organigrammi, nomi, poltrone e cadreghe varie. Il tutto aggravato da una inquietante sudditanza psicologica a una sorta di primato dei tecnici. Prima ancora di sapere chi sia il presidente incaricato, è bene chiarire al Pd che per noi non ci sarà un nuovo caso Marini…».

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