La Cgil alla “festa, farina e forca”: noi ti regaliamo il Concertone, tu stai zitto e paga l’Imu
Nella Napoli borbonica si diceva che la monarchia, uno dei regimi più assolutistici dell’Europa ottocentesca, governava secondo la legge delle tre “f ” (festa, farina e forca): il bastone e la carota, per ingraziarsi il popolo, facendolo divertire e dandogli da mangiare, per poi costringerlo comunque a ubbidire, a pagare le imposte e a rispettare leggi anche se poco eque. Un modello caro alla sinistra di casa nostra (chi non si ricorda i concerti di Bassolino a piazza del Plebiscito a Napoli, le notti bianche, le sagre paesane e perfino le feste dell’Unità per poi ritrovarsi con l’immondizia fino al secondo piano) che oggi viene fatto proprio dalle organizzazioni sindacali. Festeggiano il lavoro, ma il lavoro non c’è, scarseggia o manca del tutto. La gente soffre per la crisi, paga troppe tasse, riceve pensioni da fame e buste paga ridotte all’osso. E la famiglia rischia lo sfaldamento: non si fanno figli, non ci sono asili, le scuole lasciano a desiderare e i servizi di assistenza all’infanzia il più delle volte sono delle sigle vuote. I sindacati avrebbero molto da rivendicare. Invece nulla: arriva il Primo maggio e, come ogni anno, scendono in piazza e festeggiano, poi, nel pomeriggio, danno vita al concerto di piazza San Giovanni a Roma, tanto mega quanto inutile. Persino Susanna Camusso, leader della Cgil, è arrivata dire che dal prossimo anno potrebbe essere abolito. E sarebbe ora. Perché a nulla serve se non come sfogo per giovani e meno giovani che si ritrovano a Roma per cantare in compagnia dei soliti artisti, quelli dell’ortodossia di sinistra. Quest’anno Vinicio Capossela, Daniele Silvestri, e Renzo Rubino come new entry, accanto ai soliti Elio e le storie tese, Max Gazzé, Cristiano De André, I ministri, Marta sui tubi e via di questo passo. A cosa serve? Ad ubriacare la gente. Canta che ti passa. Ti passa la rabbia per non avere lavoro, ti passa la preoccupazione di sapere che dal giorno dopo tornerai a a fare i conti con le rate del mutuo e con le tasse scolastiche. Ti passa per lo stupore di vedere alcune organizzazioni sindacali, con la Cgil in testa, protestare perché il governo, pressato da Silvio Berlusconi, ha deciso di abolire l’Imu sulla prima casa. Susanna Camusso, la Csl e la Uil non ci stanno: «Non va bene l’idea che si abolisca tout court l’Imu sulla prima casa, così vengono sottratte risorse a politiche più necessarie». La leader della Cgil, dopo aver dato ai cittadini il concerto come festa, risparmia sulla farina e prepara la forca: le tasse non si toccano. Anzi, visto che avete cantato, ora pagate l’Imu.