La disfida della Padania. In attesa del Fieramosca della Lega
«Epurazioni in Veneto e Lombardia? Allora vado via io… ». Dopo giorni di tensioni e di polemiche Umberto Bossi alza la voce per bloccare le espulsioni dei ribelli. La linea dura era stata, infatti, chiesta all’indomani delle contestazioni di Pontida direttamente da Bobo Maroni. Il Consiglio nazionale della Lega Lombarda ha già chiesto di cacciare l’ex capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni e altri cinque dissidenti. Quello del Veneto si prepara a farlo sabato sulla base della lista degli oppositori, (tra fischiatori di Pontida e contestatori della sede commissariata di Mestre), che il segretario Flavio Tosi sta mettendo a punto. Misure che però Bossi contesta. «Questi sono un po’ matti – ha detto il Senatùr – Io non ho mai messo fuori nessuno dalla Lega tranne chi si era venduto visibilmente». L’ultimatum dell’ex capo del Carroccio sembra aver ammorbidito il segretario lombardo Matteo Salvini: «Reguzzoni l’ho visto per un panino insieme e abbiamo parlato. Nella Lega non c’è alcuna volontà di epurazione». Per quanto riguarda il Veneto, le punizioni dovrebbero riguardare chi ha impedito al presidente della Provincia di Treviso Leonardo Muraro di prendere possesso della sede commissariata del Carroccio di Mestre, sia chi ha fischiato Tosi a Pontida. «Spero prevalga il buonsenso», ha confidato Giovanni Furlanetto, uno dei tre consiglieri regionali che domenica aveva esposto uno striscione per chiedere subito un congresso in Veneto. Lo stesso Furlanetto, con una cinquantina di esponenti del Carroccio, non solo veneziani, si era opposto alla consegna delle chiavi della sede commissariata a Muraro. Tosi, dal canto suo, ha trovato un alleato in Giancarlo Gentilini, candidato per la terza volta sindaco di Treviso nelle prossime comunali, a cui non sono piaciute le parole del Senatùr contro il segretario veneto. «Bossi non può più rappresentare quella Lega che ha massacrato il Carroccio», ha puntualizzato dicendosi più che concorde con «la nuova Lega di Maroni, Tosi e Zaia, che deve continuare il suo cammino lasciando da parte tutti quelli che, per una ragione o per l’altra, meritano di sparire dallo scenario politico». La sua posizione è durissima: «Se qualcuno ha compiuto qualche omicidio politico va mandato a casa».