La legislatura è morta. La partita è nelle mani del prossimo inquilino del Quirinale
Si dice: Napolitano non aveva altra possibilità per sottrarsi ai veti dei partiti che inventarsi due inutili commissioni che dessero l’impressione di fare qualcosa, di mettere insieme un finto programma di governo che le forze politiche neppure leggeranno. Così ha guadagnato tempo. Per fare che cosa? Diamine: congelare la situazione e rimandare tutto al suo successore. Inutile strepitare, minacciare, ipotizzare vie d’uscita che non esistono. Lui, il capo dello Stato, si sarebbe dimesso volentieri se glielo avessero consentito per accorciare i tempi di scioglimento delle Camere. Non è stato possibile. Le ragioni si conoscono. E, dunque, per dare l’illusione di “movimento”, dal Quirinale è venuto fuori il solito escamotage paraistituzionale nella cui produzione noi italiani siamo abilissimi come diretti discendenti dei bizantini.
Dieci giorni, quelli fissati per il lavoro delle commissioni, sono abbastanza per arrivare a ridosso dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Le procedure inizieranno il 15 aprile. Crediamo che la fumata bianca a Montecitorio non sarà attesa a lungo. Le forze politiche si concentrino su questo piuttosto che su altri improbabili scenari. La legislatura è già finita e tutto è nelle mani del prossimo inquilino del Colle.
La grande partita, insomma, è già cominciata. E ci si dovrebbe chiedere piuttosto a chi il successore di Napolitano darà l’incarico d formare il nuovo governo che non potrà che essere un governo di minoranza con il solo obiettivo di portare l’Italia alle elezioni. Questo è il punto della faccenda. Infatti, è illusorio immaginare che Monti possa avere un tale ruolo posto che mesi non ha più la fiducia del Parlamento ed è uscito con le ossa rotte dalle elezioni.
Dunque, tutto dipenderà dagli accordi che verranno stipulati dai partiti. E non sembra che tiri una buona aria: la lotta politica diventerà cruenta. Sul presidente e sul capo del governo.
Berlusconi sostiene che si debba votare a giugno. Sarebbe d’uopo, ma chi scioglierà le Camere per assecondare il disegno del Cavaliere al quale, peraltro, non sfugge che con la vigente legge elettorale potrebbe riprodursi lo schema di ingovernabilità del quale siamo prigionieri. E allora?
Non c’è che da sperare nella resipiscenza di tutte le forze politiche finalizzata a mandare sul Colle un uomo prudente e non di parte. Diversamente un effetto Weimar non ce lo leva nessuno. E l’inevitabile intreccio tra crisi economica e paralisi politica potrebbe far deflagrare il sistema.