Palermo affoga nei rifiuti, Orlando è già in crisi e batte cassa a Roma…
Strade stracolme di spazzatura che costringono le auto a procedere in rigorosa fila indiana, cittadini esasperati che la notte bruciano ‘a munnizza e un odore acre che appesta tutta l’aria in centro come in periferia. Non solo, anche cortei e scioperi. E tanti turisti che fotografano i cumuli di immondizia come se fossero palazzi storici o monumenti da immortalare. Ecco l’immagine di Palermo nell’era di Leoluca Orlando e Rosario Crocetta. Una crisi ciclica, ma adesso resa più grave per il rallentamento di conferimento alla discarica di Bellolampo ormai satura e dalla contemporanea astensione dal lavoro dei dipendenti dell’Amia, a rischio fallimento. Una situazione esplosiva che Regione e Comune sono incapaci di gestire, tant’è che mercoledì cercheranno di ottenere dal Consiglio dei ministri la dichiarazione dello stato d’emergenza e di accedere alla contabilità speciale. Mentre è allo studio un piano per spedire anche fuori dal Paese l’immondizia e tra le ipotesi c’è l’Olanda. Una situazione abnorme che varca lo stretto e ha contorni nazionali. Lo dimostra lo stop opposto dalla Regione Sardegna e dal Comune di Olbia all’approdo di una nave proveniente dalla Sicilia e carica di trentamila tonnellate di “purissimo” percolato prodotto a Bellolampo. Ma qual è la situazione dell’Amia e dell’Amiaessemme, le aziende preposte al trattamento dei rifiuti e alla pulizia di strade? Alcuni giorni fa il tribunale di Palermo ha rigettato la proposta di concordato, e non ha dichiarato il fallimento probabilmente per dare tempo al Comune, al prefetto e al ministero di attuare un piano di emergenza. Amia e Amiaessemme hanno 2.252 dipendenti e un buco di 125 milioni di euro (anche se i tre commissari straordinari, contestati da Orlando, parlano di decine di milioni di crediti vantati nei confronti dei comuni). «La gestione rifiuti – spiega Marcello Tricoli, presidente del Consiglio provinciale di Palermo – è stata fallimentare. Ogni governatore ha dato la sua linea senza però offrire soluzioni adeguate. Cuffaro voleva i termovalorizzatori, ma con l’arrivo di Lombardo l’idea è stata accantonata perché a suo dire dietro ai termovalorizzatori c’è la mafia. I termovalorizzatori rappresentano il futuro. Dove ci sono funzionano e non ci può trincerare dietro la scusa che sono gestiti dalla mafia. Di pari passo è ricomparsa l’ipotesi di trasferire all’estero i rifiuti. A questo bisogna aggiungere che la raccolta differenziata ha una copertura del 60% ed è ferma ai tempi di Cammarata. Orlando in questo senso ha fatto ben poco».