Presidio di militanti “democrat” sotto Montecitorio. «Vogliamo Rodotà, ci garantisce contro il Caimano»
Hanno meno di trent’anni e inneggiano a Rodotà. Non è che sia proprio un pischello, chiediamo al presidio di militanti democratici sotto Montecitorio, però vi piace? Il ragionamento è semplice: non vogliono Franco Marini al Colle, non perdonano a Bersani di aver sbagliato tutti e agitano cartelli con scritto “Pd=traditori”. L’ex presidente dell’Authority sulla privacy è un’ottima scelta (anche il cavallo su cui puntano Grillo e Vendola, il che non guasta) e rappresenta quella che chiamano il “metodo Boldrini-Grasso”. I militanti (scriva così, non siamo semplici elettori) non sono molti ma fanno rumore, mentre oltre le transenne nel Palazzo i grande elettori stanno votando il successore di Napolitano. «Avevamo chiesto una fase nuova e nuove rappresentanze – spiega il più arrabbiato, accento del Sud – il partito si era impegnato a imprimere una svolta e invece… tirano fuori Marini, che è il vecchio». Più in là un anziano tiene in mano il cartello “No all’abbraccio con il Caimano!”. Allora viene il sospetto che il no all’ex presidente del Senato nasconda soltanto il solito, vecchio niet al Cavaliere, l’ex sindacalista abruzzese non va bene perché è frutto di un accordo tra Pd e Berlusconi. «Ma no – dice un altro ragazzo – quella è un’altra posizione, quel cartello non è nostro». Dicono di non essere renziani ma non negano che i mal di pancia dei deputati democratici e della base porteranno a conseguenze importanti ai vertici del partito. Lo smacchiatore perdente si dimetterà? «Non ci interessa il nome di un nuovo segretario», sono più preoccupati della scelta sul candidato premier. Se fosse Renzi? «Ma sì, forse è il meno peggio». Probabilmente però il sindaco di Firenze se ne starà ancora un po’ accucciato ad aspettare il momento giusto.