“Trattamento Berlusconi” contro Alemanno. Ma stiano attenti, porta jella
Non sono i Camel Corps dell’Imperial Camel Brigade schierati dalle forze britanniche sul fronte medio-orientale e nemmeno le formazioni arabe che affiancarono le forze coloniali italiane. Ma sono pur sempre truppe cammellate, stavolta politiche, che irrompono nella campagna elettorale. Non hanno i fucili ma utilizzano armi sofisticate – telecamere e carta stampata – e sono abilissime nei pattugliamenti e nelle incursioni. Tra gennaio e febbraio furono in campo (con scarsi risultati) contro Berlusconi, specie quando si capì che era riuscito nell’impresa di una rimonta inaspettata ed era a un centimetro dal sorpasso: spuntarono retroscena scritti ad arte per minarne l’immagine, ci fu una pioggia giudiziaria senza precedenti, lo volevano ai processi e non ai comizi, tornarono vecchie polemiche, si ricominciò a parlare di Ruby anche se all’elettore non gliene fregava un bel niente. Ora è il turno di Alemanno, perché la guida della Capitale sta diventando un boccone ghiotto, troppo ghiotto per non tentarle tutte e soddisfare la fame di potere della sinistra, rimasta per troppo tempo a secco di poltrone che contano. Ecco che improvvisamente Milena Gabanelli sfodera una puntata di Report che sa di mitragliatrice, dove Roma viene descritta come una città nelle mani della criminalità organizzata, soffocata da mafia, corruzione e illegalità diffuse. E la colpa, naturalmente, sarebbe di Alemanno, che “non poteva non sapere”. E allora bisogna rispondere allo stesso modo, la Gabanelli “non poteva non sapere” che i Casamonica agiscono nella Capitale da decenni, che il mega-appalto nella Metro C non è stato certo sottoscritto adesso e che i debiti dell’azienda dei trasporti, l’Atac, sono vecchi come il cucco. Al di là dell’immagine surreale che Report ha dato di Roma (e che può essere tranquillamente smentita da chi ci vive), resta il fatto che per l’ennesima volta la Rai fa tutto tranne servizio pubblico. A questo bisogna aggiungere lo scandalo creato in questi giorni dai giornali sul figlio di Alemanno che, secondo autorevoli quotidiani, a quattordici anni organizzava raid fascisti. Un’operazione, questa, di uno squallore totale. E se il sindaco risponde alla Gabanelli con una querela per diffamazione e risarcimento dei danni, immediatamente la sinistra esplode in un come si permette?, con allegato i soliti discorsi sui tentativi di bavaglio alla stampa libera. Perché quando nel mirino c’è un personaggio del centrodestra bisogna sparare a zero, sono benvenuti anche i colpi sotto la cintura e tutto è lecito (guai però a fare una vignetta contro un leader della sinistra, la storia lo insegna…). Ci sono due elementi, però, che Pd e compagni non hanno considerato. Primo: la gente capisce a mille miglia gli obiettivi di certi articoli e di certe trasmissioni, ormai ci ha fatto il callo. Il secondo elemento è la scaramanzia. Basta infatti ricordare che i giornali elogiavano Bassolino e tutti sanno come si è conclusa la sua esperienza. Descrivevano Monti come l’uomo dei miracoli e c’è stato il tracollo. Esaltavano la Jervolino e di lei ora preferiscono non parlarne. Dedicavano intere pagine ai che c’azzecca di Di Pietro e ora l’ex pm è fuori dal Parlamento. Davano Bersani per vincitore incontrastato alle politiche e si sa com’è finita. Ora hanno scoperto un altro personaggio in odore di santità: Ignazio Marino. Guarda caso, l’avversario di Alemanno nella corsa a sindaco di Roma. Agli scaramantici l’ardua sentenza. Sulle campagne anti-Alemanno in tv e sui giornali, invece, basta rispondere come un antico detto napoletano, Cà nisciuno è fesso.
La risposta di Alemanno alla trasmissione “Report”