A sinistra non ne indovinano una. E raccontano frottole su lavoro, Imu, ricchi e poveri

22 Mag 2013 19:16 - di Francesco Signoretta

Non ne indovinano una, a sinistra. Non hanno uno straccio di idea e allora mettono in piedi una storiella, la danno in pasto ai mezzi di comunicazione e pretendono che gli italiani se la bevano come vera. Il giochino può funzionare, ma fino a un certo punto. E quando viene scoperto sono guai grossi,  l’immagine politica crolla e i consensi si volatilizzano. Le larghe intese sono comode all’inizio ma quando poi si va ai fatti, si nota la differenza tra chi concretizza e chi parla a vuoto. E il Pd sta dando prova di parlare a vuoto, con un pizzico di inganno spruzzato qua e là come il sale nell’insalatona. A dimostrarlo sono i fatti: quando la Fornero era impegnata a varare  le legge sulla riforma del mercato del lavoro, il trio – Cgil, Pd e Sel – appellandosi alla necessità di ridurre la precarizzazione del lavoro, la costrinse a ridurre la flessibilità in entrata rendendo più difficili e onerosi i contratti a termine. Così – si disse – queste forme di occupazione si sarebbero trasformate  in contratti full time. Fumo negli occhi. Il miracolo non si è verificato. E non c’era ragione perché questo potesse succedere. Le aziende, semplicemente, di fronte all’aumento dei costi, hanno deciso che le assunzioni a tempo erano rimandate e, viste le incertezze legate alla crisi, si sono guardate bene dal tramutarli in accordi a tempo indeterminato: troppo rischioso, visto che non c’erano garanzie circa una ripresa della crescita. I costi di tutto questo sono stati pagati dai giovani disoccupati, che prima lavoravano a tempo determinato e poi non hanno lavorato per nulla. Adesso la demagogia ha cambiato cavallo. Tutti concordano che sul lavoro il governo dei tecnici ha fatto un autogol e allora il cavallo di battaglia è diventato l’Imu. Anche qui è fin troppo semplice capire che se  l’imposta sulla prima casa non viene pagata restano più soldi nelle tasche delle famiglie e i consumi ne beneficiano. I soloni della sinistra, però, hanno un altro modo di misurare le cose. Secondo loro, cancellare l’Imu sulla prima casa è un favore che il Pdl farebbe a pochi ricchi. Ma anche stavolta fanno un buco nell’acqua. Tutti sanno che in Italia il 78% delle famiglie risiede in abitazioni di proprietà, quindi non si tratterebbe affatto di pochi intimi ma di oltre i tre quarti della popolazione italiana. E di questi ben l’88% ha redditi lordi inferiori a 55mila euro l’anno e il 50% non arriva a 26mila. Altro che pochi ricchi… Anche perché per questi ultimi (ma appena il 13% del totale ha redditi superiori ai 75mila euro l’anno lordi), come già è successo per l’Ici, l’imposta verrebbe mantenuta. Ma tutto questo non conta per chi ha fatto dell’inganno il suo credo. Politico.

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