«Agnese ha raggiunto Paolo in cielo»: i giovani di destra ai funerali della vedova Borsellino

6 Mag 2013 10:29 - di Sandro Forte

Non smise mai di cercare la verità sull’assassinio di suo marito, Paolo Borsellino. Riservata e lontana dai riflettori pubblici, Agnese Piraino Leto, preferiva parlare ai giovani dando messaggi di speranza e di riscatto da quel cancro della mafia che le tolse il marito, l’amico, il padre dei suoi tre figli: Lucia, Manfredi e Fiammetta. Nella sua ultima apparizione, in occasione dell’inaugurazione a Palermo della nuova sede della Dia, già provata dalla malattia, Agnese pronunciò parole che ancora adesso sembrano pietre: «Questa città deve resuscitare, deve ancora resuscitare». È morta domenica, nella sua abitazione, a 71 anni. A darne la notizia è stato Salvatore Borsellino, fratello del magistrato. «È andata a raggiungere Paolo – ha scritto su Facebook – Adesso saprà la verità sulla sua morte». In una nota i figli chiedono che «oggi sia un momento di preghiera strettamente privato nel rispetto di una perdita che ha una dimensione prima di tutto familiare».
Sempre a testa alta, in quella sua figura minuta ma fiera e orgogliosa, Agnese Borsellino, che sposò Paolo il 23 dicembre 1968, non ha mai perso la fiducia nella giustizia e nella verità, anche quando i depistaggi e i falsi pentiti raccontarono una storia che ora i magistrati di Caltanissetta stanno cercando di riscrivere, pezzo dopo pezzo. Proprio per la malattia che l’affliggeva, non aveva potuto partecipare alle manifestazioni per il ventennale delle stragi. Aveva però mandato un messaggio ai giovani: «Dopo alcuni momenti di sconforto – aveva scritto – ho continuato e continuerò a credere e rispettare le istituzioni di questo Paese come mio marito sino all’ultimo ci ha insegnato. Non indietreggiando nemmeno un passo di fronte anche al solo sospetto di essere stato tradito da chi invece avrebbe dovuto fare quadrato intorno a lui». In occasione delle udienze del processo per la strage di via D’Amelio aveva riferito le preoccupazioni del marito che si erano accentuate dopo la strage che costò la vita al suo amico Falcone. «Mi disse che c’era un colloquio tra mafia e pezzi infedeli dello Stato», raccontò. E parlò di un Borsellino “sconvolto” mentre le rivelava di avere saputo che l’ex capo del Ros, Antonio Subranni, era “punciuto” (uomo d’onore, ndr). «Paolo mi disse: “mi ucciderà” la mafia ma solo quando altri glielo consentiranno». I verbali dei suoi interrogatori sono stati acquisiti anche al processo contro il generale dei carabinieri Mario Mori. La malattia le impedì di essere presente in aula a ripetere quelle parole. L’anno scorso in un’intervista disse: «Io e i miei figli siamo rimasti quelli che eravamo. E io sono orgogliosa che tutti e tre abbiano percorso le loro strade senza trarre alcun beneficio dal nome pesante del padre. Di questo siamo grati a Paolo. Ci ha lasciato una grande lezione civile. Diceva che chiedere un favore vuol dire diventare debitore di chi te lo concede. Era così rigoroso e attento al senso del dovere che alla fine della giornata si chiedeva: ho meritato oggi lo stipendio dello Stato?».
Unanime il cordoglio delle istituzioni. Il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha inviato un messaggio alla famiglia Borsellino. Solidarietà anche dal presidente della Camera Laura Boldrini, dal premier Enrico Letta, dal ministro dell’Interno Angelino Alfano, dal guardasigilli Annamaria Cancellieri, dal governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, dall’Anm. I funerali si sono tenuti nella chiesa di S. Luisa di Marillac a Palermo, la stessa dove si svolsero le esequie di Paolo Borsellino. Vi hanno partecipato numerosi giovani di destra, gli stessi che durante la notte hanno affisso striscioni a Palermo con la scritta: «Agnese e Paolo sono di nuovo insieme» firmato “Comunità Militante Palermo”. I giovani, provenienti dalle organizzazioni studentesche e universitarie del Pdl e promotori della tradizionale fiaccolata del 19 luglio in memoria di Paolo Borsellino, hanno voluto così rendere omaggio alla moglie del magistrato ucciso dalla mafia. Gli striscioni sono apparsi in diverse zone della città ed uno in via Cilea davanti all’abitazione della famiglia Borsellino.

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