Alemanno al Colosseo: «Roma, merito il bis». E Berlusconi annuncia un’idea “choc” per l’economia

24 Mag 2013 20:42 - di Antonella Ambrosioni

Roma, ore 15,26, mancano due ore alla chiusura della campagna elettorale per il Campidoglio. Prima del grande silenzio dei prossimi giorni Alemanno batte la carica: «Vi aspetto tutti dalle 17 insieme al Colosseo chiuderemo la campagna elettorale con Silvio Berlusconi, scrive su Twitter. Appena due ore dopo è già lì. E c’erano già tutti, alcune migliaia accorsi già verso le 17 lungo i vialoni che conducono al Colosseo. Sventolano bandiere del Pdl, distribuiscono opuscoli su “La giunta Alemanno in cifre- Operazione verità”, mostrano un grande striscione azzurro con su scritto: “Salviamo il commercio, difendiamo il Made in Italy”. Il palco è stato allestito alle spalle dell’ Arco di Costantino a circa 50 metri dal Colosseo così come previsto dalla Sovrintendenza statale. Uno scenario spettacolare. Nel backstage ci sono tutti i big della coalizione come Francesco Storace, Giorgia Meloni e Luciano Ciocchetti . «Il nostro continuo crescere di consenso dimostra che la gente ha capito quale è la verità, che non ascolta più le balle di un certo tipo di stampa: abbiamo salvato Roma e ora dobbiamo portarla verso lo sviluppo perché sarà la prima città a uscire dalla crisi economica», giura Alemanno salendo sul palco. «Ci siamo ritrovati insieme», aggiunge rivolto a Francesco Storace. «Sei una parte importante del cuore di Roma», è la definizione che sceglie per il segretario della Destra. «Dopo un comico mai un sindaco “gaffeur”», incita Francesco Storace dal palco, riferendosi a Marino, altrimenti detto “Somarino”, scherza  prendendo a prestito «un epiteto coniato da Barbara Saltamartini» per lo sfidante del centrosinistra che non sa nulla di Roma. «Questa partita la vinceremo insieme, senza apparati, al ballottaggio», è il grido di battaglia del leader della Destra. Poi è la volta della «Giovanna d’Arco della destra italiana», definisce Alemanno Giorgia Meloni, leader di FdI,  per la sua carica di passione politica. «Grazie», dice lei, «ma mi corre l’obbligo di precisare che spero di non fare la stessa fine…», scherza. Poi si fa seria promettendo che «mai e poi mai riconsegneremo la città nelle mani dei comitati d’affari della sinistra», dice, elencando, per contrasto, i fatti concreti per cui si è battuto il centrodestra, ottenendo, tra le altre cose, il quoziente familiare, riportando «il cibo italiano nelle mense dei bambini italiani». Rivendica coraggio, orgoglio, conoscenza della città. «Per fare il sindaco di Roma «bisogna almeno aver passeggiato a Ponte Milvio, essersi sdraiati al Circo Massimo…».

La parola ad Alemanno,  introdotto dalla moglie Isabella Rauti. «Che disastro abbiamo trovato. Non ci aspettavamo il disastro finanziario e il sentirci dire: “Sindaco, non ci sono i soldi per gli stipendi”. Noi siamo riusciti a evitare che una capitale come Roma dichiarasse fallimento». Una cosa è certa, «solo non noi Roma può andare verso un futuro di sviluppo. Abbiamo evitato il fallimento -precisa – non in un momento di crescita del Pil, ma negli anni della più grave crisi economica del dopoguerra. E in questi cinque anni  «abbiamo tante critiche da fare alla sinistra, ma una proprio non gliela perdoniamo: aver denigrato Roma per denigrare noi. Roma non si tocca, nessuno può farlo».

Arriva Silvio Berlusconi sul palco accompagnato dall’inno “Gente della Libertà”. Subito dopo partono le note dell’inno di Italia mentre viene acceso un fumogeno tricolore. «Vediamo se siete pronti» approccia la piazza, «siete pronti a votare per Gianni Alemanno? Siete pronti a difendere i nostri voti durante lo spoglio?». E, in ultimo: «Siete pronti a scatenarvi nelle prossime 72 ore? Caro Gianni, sanno già tutto». Entusiasmo, ironia, determinazione, ma soprattutto tanti obiettivi centrati in questi anni, dalle 374.000 famiglie esentate dall’Imu, ( «la prima amministrazione a realizzarlo, complimenti Gianni»), all’ «ottima interruzione del rapporto tra Comune ed Equitalia». Ora, solo Alemanno «sa come proseguire il lavoro iniziato, come e dove intervenire: cosa potrebbe fare Marino che non conosce Roma? Gli ci vorebbero almeno 2-3 anni di tempo…».  Poi preme l’ acceleratore, conferma il proprio appoggio all’esecutivo guidato da Letta e propone un  «decreto choc che contenga tanti provvedimenti per ridare fiducia a famiglie e imprese».

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *