Alfano, allarme Tav: «L’assalto al cantiere era un attacco allo Stato. Ma reagiremo»
L’aggressione dell’altra notte al cantiere della Tav di Chiomonte a colpi di molotov è stato «un attacco allo Stato. Al principio di legalità. All’essenza democratica di decisioni condivise, discusse e poi prese. Potevano uccidere. Ma noi siamo lo Stato e reagiremo, facendo in modo che il progetto approvato venga realizzato». Lo afferma con chiarezza il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, intervistato dalla Stampa. Misura le parole: non si tratta di un «attacco terroristico, non dobbiamo esagerare», ma occorre «improntare la nostra azione al principio di realtà. E nella realtà c’é chi non accetta le decisioni dello Stato. Saremo inflessibili. Non ci faremo sopraffare. Difenderemo maggiormente il cantiere. Perché la Tav é una questione di interesse strategico nazionale e internazionale, attiene allo sviluppo del nostro Paese, ai nostri rapporti con la Francia e al rapporto dell’Europa nel suo insieme con altri partner». Si volta pagina, lascia intendere Alfano. La cultura antagonista dei no Tav che sta mettendo a ferro e fuoco la Val di Susa ha raggiunto livelli di guardia ormai inaccettabili. «Chi ha commesso l’attentato dell’altra notte – dice Alfano – ha come avversario le comunità locali. La Val di Susa può essere solo danneggiata da azioni del genere. Il grande movimento che avversava il vecchio progetto della Tav va ricollocato in una dimensione nuova», spiega il ministro dell’Interno. «Lo Stato ha saputo ascoltare, prima di decidere. Ha modificato il tracciato e cambiato il progetto», aggiunge, «ecco perché sono convinto che stia cambiando profondamente, dal punto di vista culturale, l’accettazione di questa opera». È la prima volta che il governo risponde in maniera non solo immediata ma anche con la presenza “fisica” sul territorio, convocando un vertice nazionale a Torino, osserva Mario Virano, presidente dell’osservatorio: «un segnale politico di alto livello». Alle parole di Alfano («Lo Stato non si farà sopraffare da delinquenti», seguono decisioni operative: viene estesa la “zona rossa”, quella e il ministro dell’Interno definisce «zona di rispetto» intorno al cantiere, «per proteggere di più il cuore dell’opera e la sicurezza dei lavoratori». Inoltre al ministero delle Infrastrutture nasce ora una task force congiunta tra governo ed Enti locali. Il problema non è il dissenso, chiarisce Alfano alla domanda su come coniugare la libertà di manifestare con la sicurezza: «La questione non è il dissenso e neanche l’opposizione all’opera. ma è l’opposizione illegale che non si deve mai prestare ad alcuna forma di giustificazionismo». Più chiaro ancora: «C’è qualcuno che strumentalizza quest’opera per compiere dei gesti certamente eversivi. Ma non abbiamo paura, perché lo Stato è più forte di chi lo vuole aggredire».