Cade il tabù anti-Cav al Concertone. De Andrè confessa che il padre era “magnetico”. «Come Berlusconi…».
Che notizia, al Concertone del primo maggio, “patria” e meta della cultura musicale di sinistra, spot della Cgil e del sindacati schierati, non è più un tabù parlare (bene) di Silvio Berlusconi. Evocare il Cav in una piazza non propriamente “amica” non è più un peccato mortale. Ma è meglio se lo si fa nel backstage, piuttosto che sul palco. A margine del concerto Cristiano De Andrè ha parlato proprio di padre Fabrizio: «Mi ha lasciato la “luccicanza”. Era una persona magnetica, con una capacità di incantare che alcuni hanno, come Berlusconi. Me l’ha passata». Poche parole, significative, per “sdoganare” un nome che in certe piazze significa evocare Belzebù. Una citazione che non ha alcunché di politico, ma che ha inteso definire semplicemente una qualità individuale, mediatica. Ma neanche questo era lecito, fino a ieri. Del resto c’era un’atmosfera diversa quest’anno intorno alla maratona romana del Primo Maggio. Prima l’esclusione di Fabri Fibra, poi il segretario della Cgil, Susanna Camusso, che dichiara: «Il concertone è segnato dal tempo». E soprattutto il brano che ha furoreggiato sul web di Elio e le Storie Tese che con la solita ironia enfatizzava le numerose cadute di stile musicali che da anni caratterizzano il Concertone. Dopodiché Cristiano De André ha poi parlato del mondo musicale giovanile:«Molti artisti in questi 30-40 anni di sottocultura mediatica non hanno avuto spazio per emergere. È il momento di dire basta, di aprire. Parlo alla Rai e alle televisioni, date spazio non solo nei talkshow a chi è ammanicato, c’è gente brava, qualcuno anni fa ha fatto diventare famoso questo paese per l’arte, l’Italia era la culla del mondo».