Carcere per i giornalisti: il Pdl vuole abrogare la legge entro cento giorni. Ma la sinistra tace
Riformare entro 100 giorni la legge sulla diffamazione, cominciando dalla cancellazione della pena del carcere per i reati di opinione. E’ la proposta che il direttore di Panorama, Giorgio Mulé, lancia in un editoriale sul settimanale in edicola domani ed in una lettera inviata agli altri direttori italiani. Il 21 maggio scorso il tribunale di Milano ha condannato per diffamazione a un anno di reclusione un giornalista e un collaboratore di Panorama e il direttore del settimanale a otto mesi di reclusione per omesso controllo. «Se rinunciassi all’Appello – scrive Mulé -, l’esecuzione della pena arriverebbe tra circa 100 giorni. In 100 giorni è possibile riformare la legge, basterebbe cominciare dalla cancellazione dell’eventualità del carcere per i reati di opinione. Lo schieramento trasversale che ha manifestato solidarietà dopo il caso di Panorama ha i numeri in Parlamento per farlo».
Un appello che il Pdl ha fatto suo attraverso il presidente dei deputati, Renato Brunetta: «Bisogna tutelare il diritto di critica e di opinione e il carcere per i giornalisti è una misura eccessiva che rischia di minare la libertà d’espressione e, allo stesso tempo, non risarcisce le vittime anche nei casi accertati». Sulla stessa linea Mariastella Gelmini. «La diffamazione va punita, certo. Ma quando davvero si configura quel reato. E comunque non va punita col carcere che in nessun modo serve a risarcire la vittima della calunnia accertata. Bisogna stare attenti a non oltrepassare il limite. Interpretazioni restrittive del diritto di cronaca possono sconfinare in casi che oggi la legge punisce col carcere. Il ruolo di denuncia, di inchiesta o semplicemente di cronaca che svolge la stampa in Italia – osserva la vicecapogruppo Pdl alla Camera – non può venire intimidito da una norma che viene troppo spesso tirata come un elastico in modo poco obiettivo». Su questo tema Deborah Bergamini annuncia di avere segnalato alla Commissione Cultura del Consiglio d’Europa, della quale fa parte, «le allarmanti condanne che hanno recentemente colpito il direttore Mulé e il giornalista Marcenaro, così come avevo già fatto per il caso Sallusti. E per lo stesso motivo intendo sostenere l’impegno assunto da Mariastella Gelmini in favore di una legge che modifichi la normativa vigente». In tutto questo brilla il silenzio dei parlamentari di Pd e di Sel. Abbastanza coerentemente con la storia della sinistra. Come ricordava il disegnatore satirico Giorgio Forattini, l’unica condanna ricevuta in vita sua, gli era stata inflitta per una vignetta su Massimo D’Alema.