Con Ignazio Marino il centrosinistra rispolvera la propaganda stile Pci
Bisogna ammetterlo: con un tam-tam ripetitivo, quasi ossessivo, il centrosinistra riesce ancora a condizionare larghe fette di opinione pubblica che ne recepiscono il linguaggio e spesso finiscono per confondere quel che è vero con ciò che viene raccontato dai “democratici”. È una vecchia pratica che risale agli anni Settanta, ai tempi del Pci e della Fgci, delle assemblee studentesche e delle rappresentanze scolastiche. Mentre a destra spesso si andava in ordine sparso, in nome della libertà del pensiero non conformista, studenti e genitori di sinistra (con l’aiuto dei professori) sembravano recitare un copione, concetti identici espressi con identiche parole. Accade anche oggi, è accaduto negli ultimi anni. C’era Prodi in campo e tutti a riempirsi la bocca col suo nome, quel Romano pronunciato con un sospiro sognante, manco si trattasse di un Kant o di un Platone dell’età contemporanea. Fatto sta che molti hanno creduto fosse il salvatore della Patria (superfluo ricordare com’è andata). Lo stesso schema si è ripetuto a ogni candidatura, sia nazionale che locale. Non poteva non essere rispolverato a Roma dove, da settimane, i militanti e i simpatizzanti del Pd, oltre chiaramente ai vertici del partito, descrivono Ignazio Marino come l’uomo nuovo. E qui sta il punto. In che cosa sarebbe nuovo Marino? Non è un debuttante in politica, ha vissuto nelle istituzioni per sette anni e qualcuno dovrebbe svelare il grande mistero: che cos’ha prodotto dal 2006, nel corso delle legislature, quale idea ha regalato, qual è la sua azione parlamentare. Difficile trovarne traccia, se non su contestati temi etici. Nessuno ricorda uno straccio di proposta. Di nuovo non ha neppure gli uomini destinati ad avere un ruolo nel malaugurato caso di una sua vittoria: rispunta persino Andrea Mondello, uomo simbolo del disastro della Nuova Fiera di Roma. Lo stesso Goffredo Bettini non è altro che l’architetto di 15 anni di malgoverno del centrosinistra a Roma. Ma non solo. Come ha sottolineato Gianni Alemanno, «anche nel settore della sanità è uscito di scena in modo non molto glorioso». E si potrebbe, a tal proposito, ricordare che Marino fu allontanato, con un provvedimento, dal centro medico dell’Università di Pittsburgh. La vicenda fu documentata da Il Foglio, dopo una lettera dell’Università di Pittsburgh pubblicata integralmente dal quotidiano diretto da Giuliano Ferrara nella quale si leggeva, tra l’altro: «Alla data di oggi riteniamo di aver scoperto una serie di richieste di rimborso spese deliberatamente e intenzionalmente doppia all’Upmc e alla filiale italiana. Fra le altre irregolarità, abbiamo scoperto dozzine di originali duplicati di ricevute con note scritte da Lei a mano. Sebbene le ricevute siano per gli stessi enti, i nomi degli ospiti scritti a mano sulle ricevute presentate a Pittsburgh non sono gli stessi di quelli presentati all’Upmc Italia. Avendo sinora completato soltanto una revisione parziale dell’ultimo anno fiscale, l’Upmc ha scoperto circa ottomila dollari in richieste doppie di rimborsi spese. Tutte le richieste di rimborso spese doppie, a parte le più recenti, sono state pagate sia dall’Upmc sia dalla filiale». Marino si era difeso dalle accuse ipotizzando una rappresaglia dell’ateneo Usa per un mancato appalto con la Regione Sicilia. Basterebbe però quella lettera dell’Università di Pittsburgh a far riflettere gli elettori. E a far fallire la pratica propagandistica che il centrosinistra ha ereditato dal vecchio Pci.