Foto sexy e insulti, la Boldrini scopre le insidie del web. Ma taceva quando massacravano le donne del Pdl…
In un’intervista pubblicata da la Repubblica a firma di Concita De Gregorio, rilasciata dalla presidente della Camera Laura Boldrini torna a denunciare, come ampiamente richiamato in prima pagina, il mostro digitale usato in maniera rozza, quando non efferata, per convogliare in Rete rabbia politica e risentimento sociale. Non è certo una novità dell’ultim’ora il fatto che sul web trovino cittadinanza informatica migliaia di aspiranti killer, una massa sconfinata di voyeur internetici e una nutrita schiera di goliardi cafonal, affiancati a più sibillini detrattori delle autorità istituzionali, specie se nel centro del mirino finiscono rappresentanze femminili. L’ultima a farne le spese è dunque la Boldrini che, nel denunciare una campagna di insulti e intimidazioni prontamente allestita contro di lei già all’indomani della sua elezione (sulla quale la procura di Roma ha aperto un’indagine) sottolinea il carattere sessista di minacce e sbeffeggiamenti online. «Non è una questione che riguarda solo me», ha riconosciuto onestamente la presidente della Camera: «quando una donna riveste incarichi pubblici si scatena un’aggressione di genere che può diventare violenta». L’intervista la ritrae un po’ forzosamente come eroica paladina in prima linea sul fronte di una guerra neanche tanto virtuale e a sfondo sessuale, combattuta a colpi di fotomontaggi che definire di cattivo gusto sarebbe decisamente riduttivo. La presidente però, purtroppo, non è la prima o la sola vittima del web: il problema esiste, e a più livelli, ed è anche di un certa rilevanza. E tanto per citare l’ultimo episodio in ordine di tempo, il caso recente del pornoricatto alla deputata emiliana del Movimento Cinque Stelle, Giulia Sarti, con tanto di minaccia di pubblicazione della sua compromettente corrispondenza telematica, lo testimonia una volta di più. Allora, come affrontare la spinosa questione? Siamo di fronte ad un problema di sicurezza nazionale o al dilagare di un’ondata pericolosamente goliardica, mal gestita e che rischia di imbavagliare la comunicazione informatica? Nell’annunciare una legge per il web, di cui si discute da sempre, la Boldrini su Repubblica ammonisce: «Dobbiamo porci il problema dei reati commessi on line. Non possiamo più pensare che quello che accade o si scrive su Internet è meno reale». Meno reale di certo no, ma comunque taroccato ad arte o usato ad hoc di sicuro: come ben sa la cancelliera tedesca Angela Merkel, di cui recentemente circolava sul web una foto al mare che la ritraeva come mamma l’ha fatta. Ora, che fosse autentica o un fake, poco è importato: l’immagine imbarazzante è rimbalzata da un social network all’altro, alimentando la curiosità morbosa generata dai dubbi sulla sua attendibilità. E che dire del flash ossessivamente in prima fila sulla piattaforma digitale della Brambilla in posa scandalosa con tanto di autoreggente in primo piano, e della Mussolini procace con il seno in bella vista, evocate ogni volta che si parla delle due personalità politiche, a prescindere dall’argomento per cui vengono chiamate in causa? Infine, in ossequio alle pari opportunità, e per uscire dal ghetto della tematica di genere che rischia di limitare il dibattito inerente alla questione dell’urgenza della regolamentazione del web, sarebbe opportuno ricordare le missive di minacce pubblicate continuamente sui forum di Internet contro Silvio Berlusconi, che ciclicamente inneggiano all’assassinio dell’ex premier: una crociata dell’odio nutrita on line che nel 2008 ha addirittura generato il gruppo «Uccidiamo Berlusconi», che contava più di quattordicimila iscritti. Tutti campanelli d’allarme di una situazione che sarebbe non esaustivo etichettare e demonizzare, ma che va sicuramente monitorata e neutralizzata.