Funerali privati per Andreotti, Napolitano alla camera ardente
Per volontà dei familiari niente funerali di Stato per Giulio Andreotti, il sette volte presidente del Consiglio e 22 volte ministro morto domenica a 94 anni nella sua casa romana, ma solo una cerimonia privata martedì alle 17 nella chiesa di San Giovanni dei Fiorentini. Nella sua abitazione, dove è stata allestita la camera ardente, è stato un via vai di personaggi della politica, (ma non solo), e di semplici cittadini. Anche il capo dello Stato Giorgio Napolitivano vi si è recato, accompagnato sino al portone da Gianni Letta, con il quale si è trattenuto per un breve colloquio sotto l’occhio delle telecamere. «Un amico degli Stati Uniti che credeva nella partnership transatlantica», ha detto di lui – per cinquant’anni considerato il simbolo vivente del potere – il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Telegramma del leader del Cremlino Putin a Napolitano: «Ha dato grande contributo allo sviluppo del Paese e sostenuto la cooperazione con Mosca». Giulio Andreotti è stato commemorato anche dal Consiglio regionale lombardo, che gli ha dedicato un minuto di silenzio. Tutti i consiglieri, compreso il governatore Roberto Maroni, hanno ascoltato in piedi il discorso del presidente Raffaele Cattaneo. Ma non Umberto Ambrosoli, figlio dell’avvocato Giorgio e coordinatore del centrosinistra, che è uscito. Il suo staff ha spiegato che non ha voluto fare «polemiche né commenti per rispetto alla morte di una persona», ma che non ha voluto condividere la commemorazione. Nel 2010 il senatore a vita espresse una valutazione sull’omicidio di Giorgio Ambrosoli, il liquidatore della Banca Privata Italiana di Michele Sindona assassinato dai sicari di Michele Sindona nel 1979: «Certo era una persona che in termini romaneschi direi “se l’andava cercando”». Andreotti poi si scusò per quella frase, che scatenò parecchie polemiche.