Il Pdl smaschera l’ultimo bluff di Ignazio Marino: le dimissioni solo annunciate

8 Mag 2013 19:40 - di Priscilla Del Ninno

Il “turista per caso” – come ironicamente ribattezzato dal web – diventa “politico smemorato”. Ignazio Marino nella calendarizzazione delle priorità, tra una lunga dissertazione sulle rastrelliere delle biciclette e la soddisfazione di essere diventato l’accattivante protagonista di un fumetto, ha dimenticato clamorosamente il primo impegno preso: le proprie dimissioni annunciate al Senato. Ma dare seguito alla comunicazione delle settimane scorse riguardante l’abbandono dello scranno di Palazzo Madama non è, evidentemente, tra i primi punti del programma elettorale del medico ligure candidato a sindaco della capitale. Così, i senatori romani del Pdl Andrea Augello, Francesco Aracri, Francesco Giro e Claudio Fazzone, hanno sollecitato lumi sulla nebulosa situazione di stallo, e rivolgendosi al presidente del Senato Pietro Grasso hanno chiesto di sapere quando verranno votate le dimissioni del senatore Pd, promesse da giorni ma rimaste lettera morta. «Il 22 aprile – scrivono i senatori del Pdl – è comparsa una nota d’agenzia del comitato di Ignazio Marino, in risposta alle polemiche sulle sue più volte annunciate dimissioni dalla carica di senatore. In sostanza Marino spiegava di aver comunicato le sue dimissioni al Presidente del Senato e di essere in attesa della prima riunione utile della conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama perché fossero iscritte all’ordine del giorno. Da allora ad oggi – concludono i senatori – sono trascorsi 16 giorni e sono state convocate ben 9 conferenze dei capigruppo, senza che in nessuna di questa comparisse la lettera di dimissioni del candidato a sindaco di Roma del Pd». Funambolismi della burocrazia parlamentare? Più che di prodigi diplomatici sembra si tratti di un mistero postale: «Soltanto da questa mattina – sottolinea il Pdl – sappiamo che il Presidente del Senato una lettera di dimissioni firmata Ignazio Marino dovrebbe averla ricevuta: ne ignoriamo la data, ma almeno sappiamo che esiste. Come dichiarato, nella conferenza dei capigruppo di oggi, dal Presidente, sollecitato sull’argomento». Almeno un punto fermo. Ora la questione, come rimarcato dai senatori Pdl, diventa capire a chi addebitare l’incongruo ritardo. «Dovendo scegliere tra l’ipotesi che il Presidente Grasso l’abbia illogicamente trattenuta nei propri cassetti per settimane  – avanzano il dubbio i parlamentari del centrodestra – o, in alternativa, che Ignazio Marino non l’abbia affatto presentata, né dopo la vittoria delle primarie e neppure il 22 aprile, ma in epoca assai più recente, optiamo decisamente per la seconda ipotesi». La luce in fondo al tunnel, comunque, comincia a intravedersi, tanto che, concludono la loro nota i senatori romani del Pdl, «siamo certi che, a questo punto, il presidente del Senato non avrà difficoltà a mettere in votazione le dimissioni di Marino, informando la prossima conferenza dei capigruppo sull’effettiva decorrenza delle stesse, facilmente desumibile dalla data della lettera di comunicazione».

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