Palazzo Chigi elimina il finanziamento ai partiti, ma nella maggioranza c’è chi teme “l’effetto Carosello”
«Promessa mantenuta! L’attuale finanziamento pubblico è stato abrogato senza uccidere i partiti. Più potere ai cittadini!». Lo scrive su Twitter il ministro delle Riforme costituzionali Gaetano Quagliariello che formalizza la decisione del Consiglio dei ministri di varare un disegno di legge in proposito. Solo i partiti che adotteranno un regolare statuto potranno beneficiare delle detrazioni per le erogazioni volontarie e la destinazione volontaria del 2×1000. I contribuenti potranno decidere di destinare il 2 per mille delle loro imposte ai partiti, a cominciare dalla dichiarazione dei redditi che faranno nella primavera del 2015. Ma i bilanci di Pdl e Pd, solo per citare i partiti principali, con le nuove norme rischiano di esplodere, tanto che si paventa la cassa integrazione per molti dipendenti. Non a caso le perplessità si estendono a macchia di leopardo in modo bipartisan. «È un errore che potrà avere serie ripercussioni sulla qualità della nostra democrazia e spero che il Parlamento possa correggerlo evitando di cedere alla demagogia e al clima attuale», commenta da destra Altero Matteoli. Gli fa sponda da sinistra lo storico tesoriere del Pds Ugo Sposetti: «Il governo sbaglia perché non ha una linea è una risposta alla demagogia, al qualunquismo e al populismo. Non affronta i nodi veri della vita politica di un paese avanzato». Per l’esponente Pd «gli italiani dovrebbero ragionare ed essere aiutati nel ragionamento, la democrazia è un valore o un peso? Se è un valore la si difende, altrimenti è un altro ragionamento. Non c’è paese in Europa che non abbia il finanziamento pubblico ai partiti e che non abbia un sostegno alla vita democratica».
Tra i perplessi anche Maurizio Bianconi (Pdl) che osserva: «Da un punto di vista fattuale l’incidenza è minima e i danni sono massimi. È un’operazione mediatica, Enrico Letta ha bisogno di una fiducia popolare che teme di non avere quindi ricorre a queste cose un po’ da Carosello». Il premier, dal canto suo, confida «nel fatto che il Parlamento lo approvi rapidamente perché ne va della credibilità del sistema politico». Operazione mediatica? Sposetti ne è arciconvinto e tira in ballo un altro provvedimento che tiene banco sui media: «Quando non riescono a dare risposte, per andare sui giornali parlano dei matrimoni gay, così tutti i problemi veri passano in secondo piano».