Scelta Civica in picchiata, Monti fa passerella in tv per attaccare Squinzi e “aprire” al Pdl

24 Mag 2013 18:17 - di Redazione

«Ieri Mario Monti aveva liquidato spiccio il Cavaliere che parlava di un accordo con lui (“Forse si tratta di omonimia”). Ma oggi l’ex premier sembra più possibilista, quando spiega in tv “non ci sono patti, ma con Silvio Berlusconi siamo tornati a parlare”. Forse complice il sondaggio Swg che vede Scelta Civica in picchiata (con percentuale quasi dimezzata rispetto al voto di febbraio, al 4,9%) il Professore cerca di ridare smalto al suo partito, in attesa della stagione congressuale. Non sono più esclusi futuri accordi politici con il Pdl (“dove i falchi si fanno ancora sentire, ma non sono al governo”) ma neppure con il Pd (visto che “la coalizione con Sel è saltata”), purché il minimo denominatore comune sia la voglia di fare riforme radicali. Intanto Monti annuncia un documento di “pungolo” al governo, per “incalzarlo” su riforma del lavoro, occupazione giovanile, conflitto di interessi, legge anticorruzione, riduzione della spesa pubblica. E insieme chiede che sia “rimessa in decenza” la legge elettorale. L’ex premier va poi all’attacco del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, che ieri ha parlato di un paese sul baratro. «Una denuncia fuori luogo per toni e contenuti – affonda Monti -. Non siamo affatto sull’orlo di un baratro, stiamo semmai scivolando su un pendio. E la crisi è in gran parte responsabilità dell’impresa e del sindacato». Contrattacca Renato Brunetta, capogruppo Pdl alla Camera: «Monti di baratri se ne intende». Ma il neo portavoce Della Vedova del partito ribatte e difende il Professore: «Ha rimesso in carreggiata la finanza pubblica». Intanto, l’ex premier minimizza l’entità delle divisioni tra le anime cattolica, montezemoliana, ex Pd e Pdl, ex Fli ed Udc. Ieri ho presentato un organigramma completo e se lo si scorre si vede che c’é una perfetta integrazione delle diverse anime. – assicura -. All’assemblea c’erano 70/80 eletti e ci sono state sole tre astensioni. Ci sarà sempre, e meno male, una dialettica interna, ma abbiamo tutte le condizioni per essere pronti ai blocchi di partenza”. E invece è sempre più profonda la spaccatura con Italia Futura di Luca Cordero di Montezemolo, che rivendica oggi la sua natura originaria di think tank e prende le distanze. Ma Monti preferisce minimizzare: “Scelta Civica deve darsi un’identità. Ci sono stati ritardi, per la mia non disponibilità a una leadership attiva finché ero a palazzo Chigi. Ma ora la situazione è cambiata».

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