Se io avessi votato per Grillo…
Se io avessi votato per Grillo – e conosco veramente tantissimi che lo hanno fatto e me ne hanno spiegato le ragioni – l’avrei fatto non tanto perché credevo alle sparate al fulmicotone del comico, né perché pensavo che dietro di lui ci fossero persone in grado di risolvere la crisi, né tantomeno perché pensavo che avrebbe portato in Parlamento persone più oneste o più capaci. Se avessi votato per Grillo, come tutti quelli che conosco lo avrei fatto perché ero disgustato, stufo, arrabbiato e perché l’unica alternativa sarebbe stato il non voto, che mi sembrava una fuga o almeno una rinuncia all’unico diritto che ho di esprimermi da cittadino sul destino mio e del mio Paese. Venendo da venti, trenta o anche quarant’anni di radicamento in una identità che definivo di destra, prima di votare Grillo avrei pensato bene se i miei valori erano incarnati o onestamente proposti o portati avanti da qualcuno. E avrei votato Grillo solo se mi fossi convinto che non c’era nessuno che potesse rappresentare la mia anima, o proiettare il mio passato – non dico nell’attualità – ma almeno nel futuro. Non mi sarei soffermato sui programmi, né certo sugli slogan, perché la mia età ormai è tale che so che le parole sono solo parole e che gli slogan si possono indossare e dismettere come le mutande e – soprattutto – che chi si loda si sbroda. Non è che vado a votare uno perché dice “io sono onesto, votatemi!”. Se avessi votato Grillo, quindi, l’avrei fatto per rabbia e per disperazione. Ma nella disperazione – ahimé – c’è sempre un granello di stupida speranza. Forse l’illusione che, tra gli eletti al traino di Grillo, avrei alla fine scovato uno, magari tra i più nascosti, che si sarebbe dimostrato diverso e migliore. E se avessi votato Grillo, a oggi, questa persona avrei scoperto che non c’è. Sarei anche leggermente imbarazzato per il livello di quelli che sono andati a occupare gli scranni in Parlamento non certo scalzando quelli che io ritenevo inadeguati o imbarazzanti, perché quelli invece hanno saputo salvarsi gettando fuori bordo la zavorra dei non tutelati, dei competenti che non vedevi mai in tv e di quelli che non hanno saputo “blindarsi” in un modo o in un altro. Oggi sarei ancora arrabbiato con quelli che avrei voluto poter definire i miei, dai quali mi sono sentito abbandonato, ma sarei anche più arrabbiato per aver creduto per l’ennesima volta in qualcuno che mi ha deluso dopo appena pochi giorni. Qualcuno che speravo facesse – in mancanza di una capacità rivoluzionaria – almeno il bastone tra le ruote. E invece li vedo tutti carichi a lanciare aut-aut per ottenere vicepresidenze in tutte le commissioni… Che tristezza. Se la politica era un teatrino, con questo nuovo apporto è diventata un Circo. E adesso – mi direi – a chi mi rivolgo? Al bambino delle pubblicità del Cacao Matteo Renzi? A un grande vecchio? A una delle ormai inflazionate “giovani e donne” di ogni colore, genere, tipo e provenienza purché siano under 40 e – ovviamente – di sesso femminile? Ragazzi, non è che se avessi votato Grillo sarei anche completamente deficiente… anche per arrabbiarsi ci vuole un minimo di raziocinio, mica mi possono rifilare una patacca a settimana. E allora che farei? Farei che il cambiamento vorrei provocarlo io a questo punto. Farei però che non credo più a chi mi ha già fregato troppe volte. Farei tesoro del detto che “l’io è nemico del noi” e siccome io voglio il noi direi a tutti quegli io che sono stati in parte o in toto responsabili della dissoluzione del mio noi, che quegli io lì non possono venire a dirmi oggi che sono io nuovi. Per far emergere io nuovi ci vuole tempo e pazienza e innanzitutto prima ci vuole il noi. Non un vecchio noi, ma un nuovo noi. Uno in cui credere di nuovo. Non un leader, o due, o tre. Non un portavoce, un conduttore, un volto. Magari uno stile, un modo di comportarsi. Quello sì antico. E quindi, visto in che mondo viviamo, veramente innovativo.