Addio a Richard Matheson, un narratore di serie A che spaziava dai vampiri alla Divina commedia
«In un mondo di mostri, il normale viene considerato un mostro»: il concetto del romanzo di Io sono leggenda, che i più giovani ricordano per la mediocre versione cinematografica con Will Smith, è centrale nella narrativa di Richard Matheson, lo scrittore americano morto martedì a 87 anni e relegato ingenerosamente nella categoria “scrittori di genere”. Per dire chi era Matheson, andrebbe ripescato l’omaggio (non postumo, quindi sincero) che da anni gli tributava Stephen King: «Mi sono ispirato a Matheson, è lo scrittore che mi ha influenzato più di ogni altro». La narrativa di Matheson, che l’editore Fanucci ha valorizzato in tempi recenti con la pubblicazione di romanzi e racconti brevi, sfuggiva alle semplificazioni. Hollywood lo ha saccheggiato (una quindicina di film tratti dai suoi libri) e continuerà a saccheggiare la sua produzione per le trovate ad effetto delle invenzioni narrative. Esemplare, tra gli ultimi film, The box con Cameron Diaz, adattamento di un racconto degli anni 50: una scatola dove spingendo un pulsante diventi ricco, ma allo stesso tempo sai con certezza che qualcuno che non conosci morirà, da qui il dubbio etico che riecheggia altri dubbi della nostra società dei consumi.
Come pure ha aperto la strada a tanti emulatori narrativi e cinematografici Duel, che ha segnato l’esordio da regista di Steven Spielberg, dove uno sconosciuto camionista vuole la morte del protagonista. Matheson (nella sterminata produzione di scrittore e sceneggiatore anche alcuni episodi cult di Ai confini della realtà) sapeva giocare con gli incubi della quotidianità, contaminandola con il soprannaturale, il magico e il fantasy. E la sua chiave di lettura andava oltre la trovata ad effetto. Emblematico, in questo senso, il racconto ospitato nella raccolta Shock. Una coppia di sposi dove lui si accorge da un giorno all’altro che i baci della moglie non hanno più sapore e che, dopo qualche tempo, gli dà fastidio anche l’odore della amata. Mentre le sedute dallo psichiatra si susseguono per recuperare l’amore perduto, piomba sul lettore il colpo di scena: la moglie è in realtà una abonimevole creatura aliena, che ha mimetizzato il suo aspetto grazie al potere ipnotico sugli umani. Una metafora fulminante del matrimonio, che Matheson seppe rendere anche in chiave estremamente romantica. In Al di là dei sogni (da cui è stato tratto un film di successo con Robin Williams), il protagonista va a cercare la moglie morta fino all’inferno. Una spericolata rivisitazione del mito di Orfeo ed Euridice, con citazioni esplicite di Dante Alighieri e William Shakesperare. Perché Matheson, da grande scrittore di genere, sapeva destreggiarsi magistralmente con la letteratura di serie A. E chissà che un giorno, in serie A, non gli venga giustamente trovato un posto.