Ignazio Marino non riesce a fare la giunta che doveva “liberare” Roma. Troppe pressioni dal Pd…
Finiti i festeggiamenti, per Ignazio Marino ci sono ora solo matasse da sbrogliare. A cominciare da quella più ingombrante, la composizione della giunta capitolina, un tavolo dove gravano complicazioni e veti incrociati e dove non tutto fila liscio come dovrebbe. Intanto il neosindaco ha dovuto incassare il no di Giovanni Legnini, il sottosegretario indisponibile a ricoprire l’incarico di assessore al Bilancio. Poi ci sono gli appetiti del Pd, tra i quali Marino non riesce a districarsi, incapace di corrispondere con il bilancino alle rivendicazioni di corrente. Bisogna infatti dare i resti all’area Letta, quindi all’area Franceschini, a quella dalemiana, al gruppo dei popolari e infine agli zingarettiani. Un rebus che si fa ogni giorno più complicato e che viene registrato puntualmente dalle cronache vanificando l’effetto che la vittoria di Marino aveva avuto sulla sinistra. E come se non bastassero le richieste dei democratici, Marino deve far fronte anche alle pretese di Sel, che chiede il vicesindaco e la presidenza del consiglio comunale. Oggi incontrerà Tabacci: e anche il centro democratico lascerà un suo nome gradito per l’ingresso in giunta, quello di Barbara Contini (ex senatrice di Fli). Al Campidoglio c’è un tale nervosismo che un giornale “amico” come Europa dedica l’editoriale del direttore Stefano Menichini alla guerra tra Marino e le caste del Pd. “Marino – scrive Menichini – sconta la cattiva salute del Pd romano, un corpo malato di correntismo al quale le vittorie elettorali rischiano di fare più male che bene…”. Che fare, allora? “Per il bene suo e della città, è tempo che il sindaco smetta il sorriso, scenda dalla bici e cominci a imporsi”.
Un attacco al correntismo romano del Pd che non è piaciuto al presidente capitolino Eugenio Patanè, che respinge le illazioni dei giornali sul braccio di ferro in corso tra il neosindaco e il partito: “Pressing del Pd su Marino per i ruoli chiave della giunta di Roma? E’ una bugia, una bugia vera, una fandonia inventata da chi vuole mettere zizzania”. “Noi – ha detto ancora – stiamo lavorando per dare autonomia al sindaco, rispettiamo le scelte che fa, non gli abbiamo chiesto nulla, al contrario di quello che leggo sui giornali che non sta né in cielo né in terra, né numeri né posti, né nomi”. Un’autodifesa troppo plateale per risultare convincente.