La compagna di Franceschini in odore di assessorato a Roma? E Dario è ancora sponsor innamorato…

18 Giu 2013 11:14 - di Gloria Sabatini

Michela e Dario: un amore che regge al logorio della quotidianità ostile. Un amore cavalleresco, con lui che non si risparmia per costruire mattone su mattone la  felicità di lei. Un mazzo di fiori, un week end a due? Troppo banale, vuoi mettere un assessorato nella giunta capitolina? O magari un ticket con il “forestiero” Marino alla guida di Roma Capitale? A leggere il Foglio di quel ficcanaso di Ferrara, infatti, il ministro Dario Franceschini si starebbe dando un gran da fare in Campidoglio perché la sua compagna, Michela Di Biase, neoconsigliera comunale, ottenga un assessorato, o, addirittura, la poltrona di vicesindaco. Non si sa come lei abbia preso tanto accudimento coniugale perché a leggere la sua breve biografia ha i titoli per farsi valere senza sponsor, per quanto nobilitati dalla passione. Lui non è nuovo a raccomandazioni amorose, memorabili i  suoi teneri sms inviati ad amici e parenti a pochi giorni dal voto per sostenere la dolce metà. Lo “scandalo” venne denunciato dal moralizzatore Grillo ma non scatenò le critiche sperate, anche perché Michela viene difesa trasversalmente dalle donne di centrodestra e centrosinistra. La prima a disinnescare  la bomba mediatica fu Daniela Santanchè  che disse: “Franceschini è un uomo che sa amare”.

Fidanzati da due anni, 23 anni di differenza, la coppia (passata inosservata fino ai twitter grillini) si è conosciuta a un convegno organizzato dalla corrente di Franceschini ed è lì che Cupido ha colpito. Michela non viene da Marte ma dalla gavetta e può vantare un’esperienza politica antecedente alla relazione con Franceschini. Forse non ha bisogno di tutoraggi speciali: laureata in storia dell’arte, attenta al territorio e alle periferie (il suo pallino, a leggere il suo blog) è cresciuta nel quartiere “arciromano” dell’Alessandrino che «ha rappresentato» in municipio, prima da consigliere e poi da capogruppo. Oggi, approdata in Comune con 4500 preferenze, è legittimo che aspiri al salto in giunta anche se non sarà facile perché l’eccesso di attivismo del compagno ha prodotto agli occhi dei consiglieri democratici l’immagine di una privilegiata. «Preferenze de che? la signora Franceschini che merito ha?», si lamentano i colleghi di partito mentre il neosindaco sta cercando di trovare la quadra tra i partiti della coalizione. Nel frattempo il ministro dei Rapporti con il Parlamento farebbe meglio a occuparsi della tenuta del governo e smetterla di fare il padrino innamorato.

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