La politica è un girarrosto. Mai entusiasmarsi per le vittorie, mai avvilirsi per le sconfitte
Nel 2008 tutti giuravano che la sinistra fosse morta e sepolta, tant’è che i giornalisti di sinistra si misero tutti a tifare per Fini perché era l’unico antagonista di Berlusconi che credevano restasse in piedi. Nel 2011 si dichiarava la morte politica di Berlusconi, con una anchor-woman idiota di Al-Jazeera che lo paragonava a Mubarak e confondeva il voto di sfiducia con la caduta di un regime. Contestualmente alcuni brindavano alla vittoria di Fini e Casini contro il Grande Vecchio e ringraziavano Napolitano per la nuova “liberazione”. Pochi mesi dopo si giurava sul trionfo di Bersani e sulla “prima volta” in Italia dei comunisti al governo tramite elezione. Ora qualche cronista decerebrato rilancia i suoi twittarelli (un po’ scontatini) sulla liberazione di Roma dal sindaco delle celtiche e dei saluti romani. Morale: l’unica cosa che non cambia mai, in politica, è l’idiozia dei giornalisti faziosi, nati nei centri sociali ma stipendiati – per ragioni che ignoro – dal Corriere della sera. Per il resto, tutto cambia e tutto si trasforma. E con buona pace per chi ha la passione per i “Ventenni”, le fasi della politica vanno a decenni. Oggi anche di meno, se si considera la parabola di Grillo, sull’altare per pochi mesi e ora con la che gente cambia canale se lo vede al Tg. Cosa succederà adesso? ci chiedono tutti. E parecchi sono cronisti politici… La risposta è: nulla di catastroficamente imprevisto e nulla di totalmente diverso da quello che sarebbe accaduto se Alemanno avesse vinto, perché il governo di Roma era un tassello dello scenario politico. Importantissimo, ma comunque un tassello. Non serviva questa sconfitta per sapere che il personale politico messo in campo nelle esperienze amministrative di centrodestra, per ragioni che meriterebbero un approfondimento, è di solito molto deludente. Non serviva l’assenteismo per capire che 1) gli elettori attratti dal cambiamento sono i nostri, mentre quelli coi paraocchi, di apparato e che vogliono conservare le rendite di posizione sono gli altri; 2) che non sono certo le preferenze che riavvicinano i cittadini alla politica; 3) che alla nostra gente non basta che uno dica di essere di destra ma vuole che ne incarni concretamente e visibilmente i valori; 4) che la gente più è di destra e più vuole andare avanti e non tornare indietro; 5) che essere un buon amministratore in tempi di crisi non basta per ottenere il consenso dei cittadini. Queste e altre cose vanno interiorizzate. In politica si ricomincia sempre da capo, ma non c’è perdono per chi non impara dai propri errori. Il saggio insegna che si cresce solo grazie alle proprie sconfitte. Le vittorie montano la testa, falsano il giudizio e – la storia lo insegna – allontanano gli amici e attirano i parassiti. Parassiti che, se Dio vuole, quando si perde si allontanano.