La sinistra del “mi manda Picone”: oggi usa un linguaggio diverso ma il vizietto è sempre lo stesso
Corsi e ricorsi storici. Già ai tempi del Pci a sinistra avevano il vizietto: a parole parlavano dei figli degli operai ai quali bisognava dare la possibilità della scalata, fino a giungere ai ruoli di dirigenti; nei fatti pensavano solo a riempire le caselle, a occupare i posti-chiave. Oggi si ripete la stessa storia, riveduta e corretta, adeguata ai tempi. Non parlano più della classe operaia in paradiso, usano un altro linguaggio (poco nazionale e poco popolare), ma cercano sempre e comunque di valorizzare i loro, specie nei ruoli importanti dell’economia del Paese. Anche Epifani, il sindacalista della Cgil arrivato al vertice del partito, non fa eccezione. È già è stato pizzicato dal Corriere della Sera con in mano un cosiddetto “pizzino”, un foglietto su cui gli vengono indicati i nomi da privilegiare nelle nomine riguardanti i vertici delle aziende di Stato. Di discontinuità neppure l’ombra. L’occhio del giornalista cade sulle parole «nomine» e «scelte radicali» seguiti da alcuni nomi, tra cui quello di Giuseppe Zampini, amministratore delegato di Ansaldo Energia, verosimilmente sponsorizzato per sostituire Giuseppe Orsi sulla poltrona di Ad di Finmeccanica. E poi riferimenti alla Cdp e alla Sogin, che si occupa di smantellare le centrali nucleari. Per quest’ultima il “pizzino” non lascia dubbi: bisogna cambiare (oggi è presieduta da Giancarlo Aragona). Il nome del papabile non si conosce, ma la voglia di occupare le grandi aziende di Stato non lascia dubbi. «Predicano bene e razzolano male», ha commentato Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato. «Dicono di voler privilegiare criteri nuovi e trasparenti per le nomine e intanto si fanno pizzicare con il “pizzino in mano”. A che cosa serviva l’appunto? Con chi doveva parlare di queste cose Epifani? La foto del Corriere è comunque rivelatrice e ci aiuta a capire come il Pd pensi probabilmente più a lottizzare che a sostenere con argomenti concreti il governo». Come diceva Andreotti a pensar male si fa peccato ma molto spesso ci s’azzecca. Specie se si tratta della sinistra, che ci ha abituati ai corsi e ai ricorsi storici.