L’ala delle “colombe” Pd in soccorso di Berlusconi. Boccia: «No alle spallate giudiziarie»

20 Giu 2013 10:07 - di Redazione

Nessuno da via del Nazareno ha infierito troppo sugli avversari dopo il no della Consulta al legittimo impedimento. Francesco Boccia non smentisce la sua vocazione dialogante “consigliando” ai colleghi di non usare la scorciatoia delle aule giudiziarie per defenestrare il Cavaliere. «Berlusconi non staccherà la spina al governo neppure dopo la sentenza della Cassazione. E per quanto mi riguarda dico no all’ineleggibilità», spiega intervistato dal Messaggero nel giorno della bufera. La parola d’ordine (confermata a caldo da Berlusconi che «si aspettava» la sentenza) è “il governo Letta” non si tocca e infatti il premier non dà segni di preoccupazione ben sapendo che oggi una rottura non converrebbe a nessuno degli attori sulla scena. «Non è ottimismo è buon senso. Dobbiamo riformare il Paese senza spargimenti di sangue per poi tornare alla dialettica sinistra-destra. E le parole di Berlusconi vanno in questa direzione». Convinto che il leader del Pdl manterrà fede all’impegno preso, il presidente della commissione Bilancio insiste sul concetto di «interesse nazionale» per  tenere l’esecutivo al riparo da qualsiasi fibrillazione. Poi, citando esplicitamente Matteo Renzi (ormai candidato ufficiale alla segreteria), insiste sulla rottamazione degli antici tic della sinistra più livorosa, «gli avversari si combattono in campo, non tirando fuori una norma di 19 anni fa…». A chi tra le file del Pdl parla di spallata delle toghe, però, replica che, «per quanto bisognoso di revisione, abbiamo un sistema giudiziario in cui c’é sempre un giudice che giudica un altro giudice. E il Cavaliere lo sa bene: in passato gli è stato consentito di tirarsi fuori da alcuni processi grazie alle decisioni di altri magistrati». Boccia, insomma, si conferma un pontiere o una colomba, respingendo qualsiasi ipotesi di cavalcare la battaglia per l’interdizione dai pubblici uffici per Berlusconi, strada della verità che non seduce quasi nessuno tra i dem. Poi non risparmia una punzecchiatura a quei magistrati tentati dalla politica. «Che quasi sempre fanno danni, basta pensare a Ingroia».

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