Torna Bersani e tenta di sabotare il governo Letta: «La grande coalizione non funziona».
Pierluigi Bersani dopo essersi messo in ginocchio pur di stringere l’alleanza con Grillo, essersi fatto da parte per non essere riuscito a mettere su un “governicchio” Pd-Cinque stelle, ora coccola Renzi, suo grande avversario, e tira una stilettata al premier. «Starò con Enrico Letta fino all’ultimo secondo. Ma la Grande coalizione non funziona». Un po’ come dire ci sto, ma non faccio nulla per remare nella stessa direzione. Ha le idee un po’ confuse l’ex segretario del Pd che sulle larghe intese chiarisce: hanno senso «solo in due casi: quando c’è la minaccia del terrorismo e quando gli spread impazziscono. Per far ripartire un Paese invece ci vuole un governo, di destra o di sinistra, che dia una scossa», «temo che tra un anno tutto questo sarà più chiaro». «Il braccio di ferro su Iva e Imu lo dimostra – spiega – Per me non ci sono dubbi: meglio una minipatrimoniale che far pagare a tutti un costo sui consumi». Bersani è critico anche nei confronti del presidenzialismo: «È un disastro – dice – Figuriamoci, in un Paese attraversato da mille populismi». In ogni caso aspetta di «vedere la discussione e di misurare i contrappesi». Renzi? «Sarei anche pronto a sostenerlo – afferma – Una cosa però dev’essere chiara: oggi si discute della segreteria del Pd, non della sfida per il governo. Il premier c’è già ed è un dirigente del Pd. Per questo penso a primarie aperte ma aperte agli iscritti. Tutti possono andare in un circolo ed iscriversi. Può votare anche Briatore, per carità. Passa prima da un circolo e vota». L’ex segretario del Pd sottolinea anche che quella nata mercoledì con la presentazione di un documento non è una corrente: «Vorrebbe essere un gruppo di federatori. Intorno all’idea di un partito aperto, plurale ma non padronale». E poi il mea culpa, il più grande errore, ammette, «é stato non rompere con Monti quando si è sfilato Berlusconi. Dovevamo dire: si è sciolto un patto, liberi tutti». Troppo tardi.