Slitta il Consiglio dei ministri: il governo non ha ancora trovato la quadra sull’emergenza carceri
Slitta il Consiglio dei ministri. La ragione ufficiale del rinvio, si conferma a Palazzo Chigi, è che si vorrebbe dare anche agli esponenti del governo l’opportunità di votare il decreto per le emergenze ambientali per il quale è stata chiesta la fiducia alla Camera. Ma un altro motivo di questa frenata – si ragiona in ambienti parlamentari – sarebbe il testo sulle carceri sul quale i ministri dell’Interno Angelino Alfano e della Giustizia Annamaria Cancellieri non avrebbero trovato ancora un vero e proprio accordo. Si tratta di «un provvedimento complesso», si spiega, sul quale si deve ancora riflettere e che viene tenuto «molto riservato« proprio perché «si sta ancora discutendo». Per chi dovrebbe beneficiare della libertà anticipata, ad esempio, servirebbero controlli adeguati e questo potrebbe creare non pochi problemi alle forze dell’ordine. In più alcuni parlano di una norma che dovrebbe riformare in parte la cosiddetta ex Cirielli, cioé la legge sulla prescrizione. E anche questo non semplificherebbe le cose. Intanto nel Csm c’è condivisione sulla scelta di dare assoluta priorità alla questione del sovraffollamento delle carceri. La togata di Unicost Giovanna Di Rosa sollecita l’amnistia. E il ministro precisa: «È la soluzione maestra ma è il Parlamento che deve fare questa scelta». Resta invece senza risposta la sollecitazione del vicepresidente del Csm, Michele Vietti a riformare la prescrizione, la cui disciplina attuale «premia chi rallenta il processo». In base ai dati forniti dall’Associazione Antigone, i detenuti sono 65.886, a fronte di una capienza ufficiale di 46.995 posti letto. Anche se – mette in guardia Antigone – da questa cifra vanno sottratti almeno 8 mila posti letto, quelli dei reparti chiusi e delle celle inagibile. Sul totale dei detenuto, 26mila sono dentro per la legge sulle droghe, 11mila scontano meno di tre anni e 12mila sono in attesa di giudizio.
Ma per il Pdl l’amnistia non risolverebbe nulla. «Facciamo una grande riforma della giustizia – rilancia Renato Brunetta a Radio Radicale – anche attraverso i referendum, e dopo una riforma della giustizia, per gestire la transizione tra un regime e l’altro, si può anche pensare all’amnistia. Oggi, solo per risolvere il sovraffollamento carcerario, a mio modo non ha senso, ed è un rimedio peggiore del male». A proposito della condanna della Corte Europea dei diritti dell’uomo sulle condizioni illegali delle carceri italiane, il capogruppo del Pdl chiarisce: «L’Europa ci chiede di risolvere il problema, e fa bene, e noi risolveremo, ma non ci chiede l’amnistia. Noi risolveremo con le riforme, con l’abrogazione dell’ergastolo, con la separazione delle carriere, con la riforma della custodia cautelare, con la responsabilità civile. Insomma, con tutti i referendum radicali. Aspetto solo di incontrare un banchetto per firmare».