Tarzan, Pinocchio e Capitan Findus: così Grillo e Letta parlano dei provvedimenti sul lavoro
L’argomento è tosto: il lavoro. I protagonisti sono due leader: Beppe Grillo ed Enrico Letta. Il linguaggio viaggia tra il cinematografico e il teatrale, con qualche accento borgataro e ricordi di favole. Sembra un botta e risposta per un litigio di famiglia o per una partita di calcio, su chi ha giocato meglio nel derby. Peccato che si parlava di un decreto che – si spera – dovrebbe dare una speranza a chi non ha mai avuto un’occupazione o a chi l’ha persa a causa della crisi. All’ex comico il provvedimento del governo non è piaciuto. Nulla quaestio, siamo in una democrazia fortunatamente non virtuale, non gestita dal web, e quindi la critica è nell’ordine delle cose. Ma di contenuti manco a parlarne, Grillo ha preferito urlare – tramite blog – il suo «Letta, facce Tarzan», con riferimento al personaggio interpretato da Alberto Sordi in uno dei suoi film, che si dibatte nella “marrana”, in mezzo all’acqua stagnante e a un folto stuolo di ragazzini che lo applaude, e colpisce con un legno – che dovrebbe rappresentare un pugnale – un ipotetico coccodrillo rappresentato da un tronco di legno mezzo fradicio. Grillo non si accontenta, fa un accenno (solo un accenno, è bene specificarlo) a ciò che considera sbagliato nel decreto e risolve il tutto deridendo Letta, dandogli del Pinocchio, con le movenze di Capitan Findus, barone di Munchausen, nipote dello zio e via dicendo. Interessantissimo per i tre milioni di disoccupati che invece vorrebbero soluzioni e risposte, fregandosene se Letta è come Capitan Findus. Dal canto suo, però, il presidente del Consiglio non sbugliarda Grillo nel merito ma usa le sue stesse armi: «Il Pinocchio è lui. Sono bugiarde le informazioni che mette sul suo blog». Performance da avanspettacolo. Mancava solo Alice nel Paese delle meraviglie (politiche).