Tosi contro Zaia sullo jus soli. È l’ultimo casus belli in una Lega sempre più slegata
Che sta succedendo all’interno della Lega? La vecchia conflittualità tra Bossi e Maroni ha lasciato il segno. I dirigenti leghisti parlano da qualche tempo linguaggi sempre più divaricati tra loro. L’ultimo, eclatante caso di “cacofonia” è avvenuto sullo “jus soli”, con un insolito scontro a distanza scoppiato tra due big: il presidente della Regione Luca Zaia, da un lato, e il sindaco di Verona Flavio Tosi, dall’altro. Che cosa è successo? Che il governatore del Veneto ha fatto una insolita apertura sullo “jus soli”. «Se fossi io il legislatore – dice Zaia- per il Veneto l’applicherei a chi è nato qui, ha la residenza, è scolarizzato e parla la lingua». E poi ribadisce di «di ritenere sacrosanta la battaglia che per essere cittadini sia almeno necessario conoscere la nostra lingua, essere coscienti della nostra storia e civiltà». Apriti cielo. A stretto giro arriva la bordata di Tosi, maroniano doc. «C’è il rischio -dice il primo cittadino di Verona- che riconoscere subito come italiani i figli degli stranieri nati qui diventi uno strumento per allargare indiscriminatamente la cittadinanza».
Ma da Zaia e Tosi arrivano sfumature diverse anche alla scelta di Maroni di rimanere segretario della Lega. Per il sindaco, il leader del Carroccio ha fatto un sacrificio per il bene del partito. «Abbiamo chiesto tutti a Maroni di restare segretario, anche se non è facile fare il presidente della Lombardia ed il segretario della Lega insieme. Però tutti preferiremmo che lui facesse questo sforzo e alla fine, malvolentieri devo dire, perché lui preferiva passare la mano, ha accettato di restare alla guida del movimento». Anche per Zaia il partito ha chiesto a Maroni di rimanere segretario, ma poi aggiunge che al vertice “è entrato un partito ed è uscito un movimento». E Maroni? Promette di essere «più cattivo per rimettere la Lega in carreggiata». Mai come in questi mesi la Lega ha bisogno di recuperare serenità per decidere del proprio futuro.