Turchia, la sinistra cavalca la protesta locale dei ragazzi di Istanbul
Con il ritorno in patria del premier turco Recep Tayyp Erdogan le cose stanno iniziando a chiarirsi. I media scoprono che c’è anche chi sostiene il governo turco e che non è in atto alcuna “primavera”, ma solo manifestazioni anti-governative che hanno approfittato di una protesta ambientalista locale, quella di Gezi Park a Istanbul, per scatenare moti di piazza a scopi politici. Infatti su Twitter è scontro aperto tra gli oppositori del premier e i suoi sostenitori: i primi appongono “Capulcu” (vandalo, come Erdogan definisce i manifestanti) prima del proprio nome nel nickname visibile sul social network, mentre gli altri “Ak”, con un chiaro riferimento al partito Akp del premier. Il fenomeno è così diffuso che su Wikipedia è stato inserito il termine “Chapulling” che, si spiega, è un «neologismo nato con le proteste in Turchia» di questi giorni. Anche nella notte tra il 5 e il 6 giugno ci sono stati nuovi duri scontri ad Ankara fra polizia e manifestanti. Mentre Erdogan era via dal Paese il presidente Abdullah Gul e il vicepremier Bulent Arinc hanno tentato di avviare un dialogo con i manifestanti e di calmare le acque, ma quella che si è palesata essere una mobilitazione del fronte anti-Erdogan rimane forte. Alle manifestazioni si sono ora associati anche due grandi sindacati di sinistra, il Kesk e il Disk. La polizia turca ha arrestato 11 manifestanti stranieri accusati d’incitare ai disordini. Si tratta di quattro americani, due inglesi, due iraniani, un indiano, un francese e un greco. Almeno quattro sono studenti in Turchia nel quadro del programma Erasmus. Erdogan sabato aveva denunciato «collegamenti esteri» della protesta e la stampa governativa scrive che potenze straniere, in particolare Siria e Iran, soffierebbero sulla rivolta. Ad Adana è morto, sempre nella notte, un poliziotto per le ferite riportate dopo essere caduto da un ponte in costruzione mentre inseguiva i manifestanti. Dall’inizio delle proteste 10 giorni fa sono hanno perso la vita tre giovani manifestanti e oltre quattromila secondo l’Associazione dei medici turchi sono stati feriti. La notizia degli stranieri arrestati è stata rilanciata dallo stesso Erdogan, che parla però di sette persone. Il premier da Tunisi dove era in visita aveva denunciato il coinvolgimento di terroristi fra i manifestanti: «Fra i manifestanti ci sono degli estremisti, alcuni sono implicati nel terrorismo e militanti di questa organizzazione terrorista erano presenti in piazza Taksim», ha infatti affermato Erdogan. Rientrato in Turchia, Erdogan ha chiarito che non intende rinunciare al progetto urbanistico per Istanbul, di cui Erdogan è stato sindaco, che ha scatenato le proteste in Turchia. Tale progetto, ha detto ancora il premier turco, «rispetta la storia, la cultura e l’ambiente della città», aggiungendo che «ciò che facciamo è difendere i diritti della maggioranza e preservare la bellezza di Istanbul». Erdogan in realtà ha dei grandi progetti per la città: in qualche un terzo degli edifici, considerati obsoleti, verrà abbattuto e ricostruito, ci sarà un altro ponte sul Bosforo, un altro canale, una delle moschee più grandi del mondo, nuovi centri commerciali, insomma, la città cambierà volto pur rimanendo fedele a sé stessa.