Concordia, la Procura nega il patteggiamento a Schettino. Ma la star del processo è la moldava Domnica
Alla ripresa del processo per il naufragio della Costa Concordia la Procura di Grossetto si è opposta alla richiesta di patteggiamento da parte della difesa del comandante Schettino, accusato di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e abbandono di nave. Ma la notizia più “seguita” nel corso della nuova udienza è la deposizione in aula della bellissima Domnica Cemortan, la ragazza moldava presente nella cabina di comando al momento del tragico urto. Attrazione fatale di fotografi e cameramen, in una pausa del processo ha smentito di avere avuto una relazione con il comandante. «Non ho mai detto “Schettino ti amo”», ha spiegato confermando le ragioni della querela contro chi “inventò” la love story che avrebbe distolto il capitano dai suoi doveri. «La sera del naufragio all’Isola del Giglio aiutai il comandante Schettino a portare delle borse. Erano momenti di confusione e ci si aiutava tutti. Non so cosa contenessero quelle borse ma lo aiutai…». La donna, che si è costituita parte civile, si è detta stupita che ci sia un solo imputato, «Francesco Schettino era alla guida di una nave, mica di un’automobile spero che emerga tutta la verità, soprattutto per le vittime». Sono circa 60, invece, le parti civili in attesa di essere ammesse, accolte oggi dalla Procura le richieste della compagnia Costa Crociere Spa, del Ministero dell’Ambiente e del Wwf. Tra le principali novità emerse dalle dichiarazioni del procuratore la smentita della versione del cosiddetto “inchino”. «Se fosse stato un inchino la nave sarebbe passata a 4-500 metri e non ci sarebbe stato il naufragio. Invece, Schettino anche per assecondare le richieste di Tievoli (il maitre di bordo i cui famigliari abitano al Giglio), andò vicinissimo portando la nave contro gli scogli». Osservazioni che faranno parte delle argomentazioni dell’accusa e sono da mettere in relazione all’inchiesta stralcio contro 5 membri del Consiglio di amministrazione di Costa Spa scaturita da una denuncia di passeggeri che vogliono estendere le responsabilità anche ai vertici della Compagnia di navigazione. «Considerato il lavoro svolto e l’impianto delle accuse», alla Procura di Grosseto sono ottimisti che il processo si concluda in tempi rapidi, entro la prima parte del 2014. «Quanto alle responsabilità di Schettino, non ci sono dubbi. L’unica cosa sarà vedere come verrà quantificata la condanna», ha spiegato Verusio. Negli scorsi mesi c’era stata una trattativa fra la difesa del comandante e la procura per gli anni da patteggiare ma i magistrati, dopo una richiesta iniziale di 5 anni, avevano negato «l’offerta». Di poche parole, in una pausa del processo Schettino si è lasciato andare a una frase sul relitto ancora in mare. «È strano che la mia nave, la Costa Concordia, sia ancora lì, ma non saprei…». «Sì, la Concordia era la mia nave». E a chi chiedeva se fosse tornato al Giglio, non ha risposto e si è allontanato.