E adesso il governo deve fare pure il “tagliando”, una bizzarra idea che potrebbe mandare tutto all’aria
E’ partito il tormentone che ci accompagnerà nella seconda parte dell’estate, fino all’autunno. Si chiama “tagliando”. Non è uno scherzo, né un nuovo gioco di società per ingannare i pomeriggi piovosi di questi giorni. E’ l’ultimo parto della fantasia di politici a corto di idee. Prima ci hanno propinato la cabina di regia; poi il tavolo permanente di maggioranza; quindi i vertici tra i partiti; ancora la verifica e non ricordiamo più cos’altro. Adesso è la volta del “tagliando”.
Di che si tratta? Semplicissimo: un rimpastino di governo, tanto per gradire e rabbonire coloro i quali non hanno apprezzato la soluzione pilatesca della vicenda del “caso kazako”. In altre parole: vorrebbero far fuori Alfano da ministro dell’Interno e lasciarlo come vice-premier. Detto così non conviene a nessuno. E potrebbe aprire crisi improvvise che soprattutto Berlusconi in questo momento non vuole assolutamente, incombente la sentenza della Cassazione e molti altri problemi personali e politici.
Allora si ripiega sul “tagliando”. E’ quello che, come tutti sanno, si fa all’automobile ad una certa scadenza. Ecco: onde evitare che la il governo faccia la fine dello yogurt e dello stracchino che rischiano di andare a male per distrazione, gli si fa il tagliando. Si verifica, cioè, quali sono le poltrone da cambiare per poi arrivare, in un gioco di “leva e metti”, a quella del Viminale con il sollievo del Pd dove di giorno in giorno cresce l’insofferenza nell’appoggiare il governo Letta, uno dei loro. Bizzarro, vero?
Non è invece tanto bizzarra la strategia del “tagliando” anche se così può apparire. Il Pd che la caldeggia vuole non solo disfarsi di Alfano, ma anche occupare caselle che ritiene gli spettino non si sa in base a quale interpretazione del manuale Cencelli. Anche il Pdl vorrebbe entrare nella partita, addirittura affidando tutte le deleghe economiche, secondo qualcuno, al premier. Ce lo vedete Letta carico delle responsabilità di oltre mezzo governo? Anche questa è una bizzarria, ne converrete.
Rischiano, oltre ad Alfano, non si capisce bene perché, in maniera bipartisan, Saccomanni, Zanonato e la Carrozza: legioni sono quelli che sbavano per prenderne il posto. Capirete che muovendo pedine di tale peso, non sarà più un tagliando, ma un rimpasto o addirittura un Letta bis. Ecco, il solito vizio italiano: si parte da un’inezia – che volete che sia una semplice “revisione”, un a messa a punto, una guardatina insomma – per poi scoprire che è il motore nel suo insieme che ha bisogno di una profonda analisi e dunque di un collaudo nuovo.
Resisterà a tutto questo la compagine governativa? Probabilmente no. Ma che cosa si può fare? Mandare tutto all’aria? Nemmeno per sogno perché ormai la “finestra” elettorale di ottobre si è chiusa ed è ben difficile – sempre pensando a questa legge elettorale che nessuno vuole riformare proprio per evitare il rischio di elezioni anticipate – che ci sia qualcuno disposto a riaprirla magari per la fine dell’anno.
Si vivacchierà, insomma. Cullandosi sulle promesse del governatore della Banca d’Italia Visco secondo il quale cominceremo “rivedere le stelle” proprio allo scadere di questo tremendo 2013, ma a condizione che venga assicurata la stabilità.
Già, merce rara di questi tempi. Come si fa mentre si chiede un “tagliando” che dovrebbe mutarsi in “revisione” e poi “verifica” e quindi in nuova contrattazione delle poltrone? Non si rischia di far saltare tutto senza una adeguata rete di protezione? Interrogativi che si affiancano a altri eventi che condizioneranno la politica autunnale: il congresso del Pd ed i processi di Berlusconi. Altro che tagliandi…