Effetto Fukushima: morto di cancro l’ingegnere-eroe che salvò la centrale nucleare
L’ex capo della centrale nucleare di Fukushima, Masao Yoshida, l’eroe che autonomamente decise di raffreddare i reattori danneggiati dal sisma/tsunami del 2011 con acqua di mare violando gli ordini dei superiori, è deceduto in un ospedale di Tokyo per un cancro all’esofago. Yoshida, 58 anni, s’era dimesso a dicembre 2011 dalla carica a causa della malattia, ma solo dopo aver avviato gli sforzi per portare sotto controllo la struttura. La Tepco, annunciando la morte, ha escluso legami tra cancro ed esposizione radioattiva. Tuttavia cresce il numero di persone che hanno avuto problemi dopo l’emergenza nucleare. In particolare tra coloro che sono stati presenti sul luogo; l’ultimo, prima di Yoshida, è il conduttore televisivo Otsuka Norikazu, che aveva mangiato frutta e verdura della zona, in diretta televisiva, per rassicurare i suoi concittadini. Da alcuni mesi gli è stata diagnosticata una forma di leucemia che potrebbe essere collegata.
Non si arrestano neppure le conseguenze a livello ambientale: i livelli di trizio radioattivo sono in continua salita nelle acque dell’oceano Pacifico al largo della disastrata centrale di Fukushima, in Giappone. A renderlo noto la Tepco, gestore dell’impianto, secondo cui da un campione raccolto mercoledì sono emerse concentrazioni pari a circa 2.300 becquerel di trizio per litro, i quantitativi più alti dallo scoppio della crisi nucleare in seguito al terremoto/tsunami del marzo 2011. I livelli massimi sono stati rilevati vicino a una presa d’acqua a nordest dell’edificio delle turbine del reattore 1. Il trizio nell’area si era attestato a 100-200 becquerel nell’ultimo anno, manifestando preoccupanti aumenti da maggio. La Nuclear Regulation Authority, la nuova autorità sulla sicurezza nucleare, ha di recente ipotizzato le infiltrazioni sotterranee di materiale radioattivo fino allo scarico diretto in mare, invitando a rafforzare lo studio del fenomeno a causa della limitata quantità di dati finora raccolti.
Segnali che non impediscono al governo del premier conservatore Shinzo Abe di considerare il nucleare come una risorsa “strategica”, visto che, dopo la crisi di Fukushima e il fermo progressivo dei reattori, il Giappone ha importato combustibili fossili con pesanti riflessi sulla bolletta energetica nazionale. Una scelta considerata «inevitabile», a maggior ragione quando Abe ha varato la Abenomics, l’ambizioso piano per rilanciare l’economia nipponica alle prese con una deflazione quasi ventennale. Eppure, secondo un sondaggio del quotidiano Asahi condotto a giugno, il 59% degli intervistati si è espresso contro l’uso dell’energia atomica a uso civile.