Il ministro Lorenzin sul metodo Vannoni: «Non è una cura, il trattamento è tutto da sperimentare»

8 Lug 2013 17:01 - di Redazione

«I pazienti non devono pensare a Stamina come un metodo di cura perché non lo è».  Spegne ogni illusione il ministro della Salute Beatrice Lorenzin intervenendo sul protocollo della Stamina Foundation. «Sbaglia chi, in deroga alle norme vigenti a alla sospensione del Tar per quanto riguarda gli ospedali di Brescia – aggiunge il ministro delle Salute – continua ad autorizzare pazienti a sottoporsi a delle cure che non sono tali, è un grande errore che crea confusione e illusioni nella fascia di popolazione affetta da malattie rare o incurabili». Il protocollo sarà presentato a inizio agosto da Davide Vannoni, il presidente di Stamina Foundation, al dicastero della Salute perché venga sperimentato, ma intanto il ministro Lorenzin precisa: «Ricordo che il trattamento deve ancora essere sperimentato e ancora non è chiaro per quali malattie potrebbe essere efficace, quindi non è una cura». Sulle possibili speculazioni economiche alle spalle di Stamina, Lorenzin sottolinea che «di fronte a vicende come questa che riguardano la sperimentazione di cure per malattie rare con metodologie non ortodosse è evidente che ci possano essere interessi economici in agguato».

Intanto non si placano le polemiche dopo gli articoli del quotidiano La Stampa, che hanno gettato pesanti sospetti sull’operato di Vannoni, che fino a sei anni fa gestiva un call center. «Era una situazione incomprensibile – ha ricordato uno degli ex dipendenti di Vannoni – Vedevamo passare malati e parenti. Gente pronta a tutto per una possibilità di cura. Con tutti che chiamavano “dottore” Vannoni». Il quale, in realtà, non è neanche medico. Dopo alcune denunce ai carabinieri del Nas, la procura di Torino ha aperto un’inchiesta in cui si ipotizzano i reati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e somministrazione di farmaci pericolosi.  Contro il metodo Vannnoni, sono già intervenute la rivista scientifica Nature, l’Accademia dei lincei e l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa). Un anno fa, ha ricordato uno dei massimi esperti internazionali di cellule staminali mesenchimali, Paolo Bianco, dell’università Sapienza di Roma, l’Aifa «aveva fatto la cosa giusta, ovvero interrompere e vietare una pratica illegale e pericolosa per la salute. Ma per mesi si è assistito a un teatrino mediatico indecente al servizio di interessi commerciali. Ci si augura – ha chuesto il professor Bianco – che la magistratura inquirente arrivi presto a concludere un caso che è un caso di interesse giudiziario e di ordine pubblico, e che la magistratura del lavoro prenda atto che non si può ordinare a un ospedale pubblico di praticare una cosa chiamata arbitrariamente terapia o cura, mentre si tratta di ben altro».

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