India, ancora una vittima del branco: violentata per giorni una suora di 28 anni

15 Lug 2013 20:29 - di Priscilla Del Ninno

Ancora uno stupro di gruppo. Ancora una giovane donna, una suora cattolica di 28 anni, preda di un branco famelico. Ancora una vittima dell’odio e della sopraffazione. E ancora una volta l’India come epicentro dell’ennesima, tragica, aggressione sessuale: l’India delle zone povere e disagiate, dei distretti abbandonati, dove più facilmente si annida la violenza, alimentando il disprezzo per la vita e la dignità umana. Un efferato abuso fisico e psicologico, reiterato nel tempo, che fa deflagrare ulteriormente – se possibile – il dolore e l’umiliazione subite, e la spietatezza dell’atto perpetrato, avvenuto nell’area di Bamunigam, nel distretto di Kandhamal, Orissa, uno stato federato dell’India orientale: la religiosa è stata violentata per una settimana dal branco, di cui sembra facesse parte anche un cugino. L’aggressione è avvenuta dal 5 all’11 luglio scorsi, ma la notizia è stata data solo oggi da AsiaNews. «È una vergogna: i colpevoli devono essere assicurati alla giustizia e la legge deve fare il suo corso», ha commentato l’arcivescovo John Barwa condannando aspramente l’episodio. In base alla testimonianza rilasciata alla polizia, la suora – che vive a Chennai (Tamil Nadu) dove sta finendo gli studi al college – è stata tratta in inganno dai suoi aggressori che, facendole credere che sua madre fosse molto malata, si sono offerti di accompagnarla a farle visita in un altro villaggio. Con la complicità di un suo cugino, la giovane religiosa è stata condotta dai suoi aguzzini in un luogo non ancora identificato, dove è stata stuprata per una settimana dal branco. Riuscita miracolosamente a scappare, nonostante le minacce, la suora ha denunciato l’accaduto. Una denuncia che va ad aggiungersi al drammatico elenco di vittime: un catalogo dell’orrore che aggiorna i suoi dati di giorno in giorno, a dimostrazione dell’endemizzarsi di un fenomeno in allarmante aumento. Quasi una pandemia che si propaga di aggressione in aggressione, contagiando nuovi carnefici. Nonostante l’attenzione delle autorità e l’impegno legislativo a contrastare con norme sempre più aspre gli stupratori, non si arresta l’ondata di violenza in India, un Paese dal quale quasi quotidianamente arrivano notizie di episodi di crimini violenti su donne e bambini. Solo negli ultimi mesi, il caso della studentessa morta a 23 anni dopo un violento abuso sessuale di gruppo compiuto su un autobus di New Delhi, a cui sono seguiti lo stupro di una turista americana, e poi di una svizzera hanno scatenato rabbia e sdegno, sentimenti amplificati a livello internazionale. Eppure ancora, settimana dopo settimana, la cronaca incessante di stupri brutali, ai danni di giovani indifese o di bambine inermi, stuprate e mutilate, e morte dopo giorni di agonia, ha progressivamente aggiornato quello che è un bollettino di guerra, una guerra combattuta contro le donne di tutte le età.

 

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