Ingroia tratta e vince ma, ufficialmente, ora è solo un politico trombato
E bravo Ingroia! In politica è arrivato ultimo ma già si muove con la perizia dei vecchi politicanti, dei quali ha pedissequamente applicato la prima regola: mai restare appiedati. Ed eccolo oggi, il portavoce dell’indignazione civile, diventare protagonista di una personalissima trattativa con il governatore siciliano Crocetta all’esito della quale è riuscito a strappare – proprio come un qualsiasi fottutissimo ex-onorevole – una comoda e ben remunerata poltrona di commissario di un carrozzone regionale. Dopo il Guatemala, la politica e la presidenza dell’esattoria regionale, graziosamente offertagli sempre da Crocetta ma inibitagli dal veto del Csm che lo aveva spedito in quel di Aosta, si chiama Sicilia E-Servizi l’ultimo innamoramento dell’ex-pm. In realtà, è solo l’ultima spiaggia per poter guadagnare uno stipendio visto che ha preferito lasciare per sempre la toga pur di non passare qualche anno a girare i pollici in una terra dove, tragedia di Cogne a parte, i reati non vanno oltre qualche furto di mucca da latte.
Comunque sia, grazie a Crocetta almeno la battaglia per restare nell’isola l’ha vinta. E ora lì, da commissario della partecipata regionale, potrà continuare a scoperchiare il pentolone di appalti e forniture. Non tarderà molto ad intestarsi qualche altra crociata moralizzatrice da utilizzare come trampolino di lancio per future candidature. Ormai è in ballo e deve ballare. Del resto, la clamorosa stroncatura rimediata alle elezioni dello scorso febbraio non ne ha certo domato lo spirito. «Tornerò in procura da denunciante», ha già fatto sapere ai suoi (pochi) fan disseminati sul territorio nazionale. Come dire: l’impegno continua anche se non consisterà più nello scovare i mammasantissima del “terzo livello”, ma, molto più modestamente, nel passare sotto la lente d’ingrandimento vecchie abitudini siciliane in materia di affidamento lavori o di erogazione di servizi. In ogni caso, sempre meglio che presidente degli esattori delle tasse. Ve lo immaginate alla testa di festanti bandiere rosse incedere trionfalmente sulle note di “Avanti popolo, alla…riscossione“? Crozza ne avrebbe ricavato un tormentone da togliergli il respiro. No, l’esazione di tributi e balzelli non è roba da “partigiano della Costituzione” e neppure da aspirante fondatore di un nuovo ordine, comunista e legalitario, basato sull’addizione “patrimoniale più intercettazione”.
Sia come sia, sarà ora interessante registrare la reazione di quanti, Santoro e Travaglio su tutti, in questi anni lo hanno coccolato come una star nell’attesa di gettarlo nella mischia con la corazza di alfiere di un’antipolitica che non fosse solo quella grillina dell’invettiva e dei Vaffa…day ma che assecondasse soprattutto quell’ansia di moralizzazione della vita pubblica su cui la premiata coppia è da sempre attivamente impegnata. Non che l’accettazione di un incarico sia in sé disdicevole, ma venirne investiti dopo aver rimediato una severa bocciatura elettorale e dopo aver rifiutato di tornare alla precedente mansione nell’unico posto dove non si era candidato, cioè Aosta, sa tanto di accomodamento e di compromesso. Soluzioni che mal s’attagliano al profilo vindice di un condottiero del Bene deciso a ripulire col suo brando ogni sozzura nell’opaco e maleodorante sottobosco della politica. Così, invece, in quel sottobosco si è volontariamente calato in attesa, forse, di tempi migliori. Che difficilmente, però, torneranno dal momento che la sua parabola è declinata nel peggiore dei modi, atterrando cioè sulla classica poltrona di risarcimento. Ora è ufficialmente un trombato, con tutto quel che ne consegue in termini di credibilità politica. Risultano perciò particolarmente azzeccate le parole di Matteo Renzi quando ha definito la nomina dell’ex-pm “uno spot contro i magistrati seri”. Per uno che voleva fare la rivoluzione civile a colpi di comportamenti esemplari e di coraggiose denunce, è il più crudele degli epitaffi.