Le larghe intese sono utili anche per affrontare senza estremismi i “temi etici”
Appena affievolita la polemica sulla “deportazione” della moglie del dissidente kazako un’altra mina si profila all’orizzonte del governo, dimostrando l’inefficacia delle larghe intese, che anziché generare convergenze virtuose stanno producendo scontri e polemiche tra i partiti che si sono impegnati a risanare e riformare assieme l’Italia.
Il nuovo fronte è quello dei temi etici e ad aprirlo è stato un gruppo di parlamentari del Pdl chiedendo una moratoria legislativa su queste delicate questioni. L’argomento che ha spinto a questa presa di posizione è la nuova legge contro l’omofobia e la transfobia, in discussione in commissione Giustizia alla Camera e che dovrebbe andare in aula già dal 26 luglio prossimo.
In passato sull’argomento la sinistra aveva preso posizioni più estreme delle attuali, proponendo un reato ad hoc che avrebbe fatto delle vittime dell’omofobia vittime un po’ speciali, tutelate da una legge apposita, mentre tutte le altre vittime di gesti dettati da discriminazioni avrebbero dovuto accontentarsi dell’aggravante prevista dalla legge Reale-Mancino.
Il problema parte da lontano, precisamente dal 1966 quando fu approvata la Convenzione di New York contro le discriminazioni, poi adottata in Italia con la legge Reale poi integrata nel 1993 dalla legge Mancino. Il complesso di norme prevede che chi commette un atto violento per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali oltre alla pena per il reato che ha commesso deve avere un’aggravante perché istigato da un intento discriminatorio. In quegli anni ragioni sia oggettive sia culturali non portarono a comprendere le discriminazioni di natura sessuale tra quelle bisognose di un’aggravante, mentre oggi oggettivamente il problema esiste ed è stato affrontato in gran parte dei paesi occidentali.
L’ultima ipotesi al vaglio del Parlamento è una ragionevole mediazione dei relatori della commissione Giustizia, Antonio Leone del Pdl e Ivan Scalfarotto del Pd, che punta ad allargare la legge Reale-Mancino alle discriminazioni sessuali, risolvendo così il problema senza né introdurre un superfluo reato di omofobia né dando vita a definizioni legislative della identità di genere che non producono alcun effetto concreto e rappresentano inutili battaglie ideologiche.
Il caso potrebbe chiudersi positivamente con l’approvazione del testo dei due relatori, ma resta il problema di quando e come affrontare i temi etici legislativamente sul tappeto. Forse di tutto c’è bisogno tranne che di una moratoria, visto che una maggioranza di larghe intese è la formula politica migliore per affrontare questioni delicate e spinose ed evitare estremismi. A sinistra c’è chi vorrebbe il reato ad hoc di omofobia, il matrimonio gay, l’eutanasia e la cittadinanza per tutti gli stranieri che vengono in Italia, mentre nel centrodestra c’è qualche estrema opposta che nega il bisogno di un’aggravante per l’omofobia, non vuol riconoscere neanche le coppie di fatto eterosessuali con figli, propugna l’accanimento terapeutico e nega l’ipotesi che i figli di immigrati integrati da un percorso scolastico possano diventare italiani.
Proprio per questo, forse – e lo dimostra l’ottima mediazione trovata da Leone e Scalfarotto -, questa è la maggioranza ideale per tagliare le estreme e trovare soluzioni condivise sulle questioni etiche, evitando che si trovino successivamente a colpi di maggioranza per poi essere modificate in caso di cambio di maggioranza. Con un presidente del Consiglio del centrosinistra ma cattolico qual è Letta, con un ministro per i rapporti con il Parlamento come Dario Franceschini il centrodestra più moderato potrebbe forse trovare una soluzione legislativa equilibrata sui temi etici, dando un’accelerata alla soluzione dei problemi anziché propugnare la paralisi con la moratorio di cui si è parlato.