Ma quali treni e ponti, la sinistra vuole tornare all’uomo delle caverne (per non dare ragione al Cav)
C’è una sinistra che si autodefinisce progressista ed è nostalgica dell’uomo delle caverne, a parole è per la modernità e nei fatti ha il cuore nella preistoria. Con un solo risultato: trascinare anche gli altri in serie b, alla muoia Sansone con tutti i filistei. A dimostrarlo è il nuovo treno ad altissima velocità Frecciarossa 1000 “Pietro Mennea”, fiore all’occhiello delle Ferrovie dello Stato che entrerà in servizio nell’orario estivo del 2015. Le prove di omologazione lo porteranno tra qualche mese sulle rotaie della Milano-Torino: otto carrozze che correranno sui binari a oltre 360 km/h. Poi sarà la prestigiosa tratta Roma-Milano, con un collegamento i cui tempi sono previsti in due ore e venti minuti. Supercompetitivo, quindi, con l’aereo. Di fronte a tutto ciò – solo per un volgare calcolo politico – c’è sempre chi storce il naso (salvo poi sedersi nel treno ad alta velocità, alla faccia della coerenza) strizzando l’occhio a quegli anti-Tav che continuano ancora a protestare e a lanciare allarmi. «Da un’idea, quasi un sogno, siamo arrivati a una realtà concreta», ha detto Mauro Moretti alla presentazione del Frecciarossa. Ma il sogno vero, quello di un’Italia con infrastrutture all’altezza stenta a realizzarsi. A Sud di Napoli i treni arrancano. E quando si arriva in Calabria bisogna munirsi di santa pazienza e aspettare il traghetto, altrimenti niente Sicilia. Ma la sinistra insiste, il Ponte non s’ha da fare, non per una ragione concreta ma solo perché voleva farlo Berlusconi. Un po’ come l’Imu. E se il progetto si trasformasse in realtà, il Cavaliere otterrebbe una vittoria schiacciasassi. Meglio evitare il rischio, nonostante Ponti come quello che dovrebbe sorgere a Messina ce ne sono ovunque, in ogni parte del mondo. Ma da noi niente, siamo ambientalisti per caso e nostalgici dei fumetti degli Antenati, di cui conservano l’intera collezione. L’unica conseguenza dell’azione anti-Ponte di Pd e compagni è finita ancora una volta sulle spalle della gente: le società che gestiscono i traghetti che collegano Messina e Reggio Calabria, ringalluzzite, hanno alzato i prezzi, con le tariffe che sono aumentate del 150% in tre anni. Tutto grazie alla sinistra preistorica.