Marò, il governo promette «nuove azioni». Ma risultati ancora non se ne vedono…
Non si riesce a venire a capo della questione dei marò Latorre e Girone, ingiustamente trattenuti in India da quasi un anno e mezzo perché sospettati di un reato che non si sa neanche se abbiano mai commesso. Oggi il segretario generale di Palazzo Chigi, Roberto Garofoli, si è recato a Taranto dai familiari di Massimiliano Latorre, il marò trattenuto in India, e ha ribadito «l’impegno dell’esecutivo a proseguire e intensificare ulteriormente, con determinazione e fiducia, le azioni intraprese per riportare i due militari presto a casa». Quali siano queste misure nessuno lo sa, ma soprattutto ci si deve chiedere quale efficacia abbiano, perché l’ultima volta che abbiamo provato a prendere un’iniziativa, il governo indiano ha trattenuto il nostro ambasciatore.
Probabilmente Garofoli è andato a riferire ai familiari del nostro fuciliere di Marina gli esiti dell’incontro di due giorni fa dell’inviato speciale del governo italiano Staffan de Mistura, che è volato a Nuova Delhi per un nuovo ciclo di incontri con i responsabili indiani. Incontri che ci auguriamo non si rivelino inutili se non oziosi come i precedenti, poiché i due militari si trovano ancora di fatto prigionieri. Il nostro diplomatico ha avuto contatti con il ministero degli Esteri e con quello degli Interni indiani in merito alle modalità dell’inchiesta a carico dei due fucilieri trattenuti per l’uccisione di due pescatori. Le indagini, condotte dalla polizia anti terrorismo Nia (che è l’organismo che solitamente si occupa dei reati per i quali è prevista la pena di morte, è bene ricordarlo), sono state ritardate dalla richiesta degli inquirenti di interrogare in India gli altri quattro marò del team anti pirateria a bordo sulla petroliera “Enrica Lexie”, dalla quale sarebbero partiti i colpi che hanno ucciso i due indiani. Il governo italiano ha avanzato alcune proposte in merito che sono al vaglio del governo indiano.
Due giorni fa, il premier Enrico Letta aveva assicurato che «il rientro in Italia dei due fucilieri Latorre e Girone è un impegno del nostro governo», rispondendo a ad un’interrogazione di Giorgia Meloni (Fdi) durante il question time alla Camera. Il presidente del Consiglio ha riepilogato la vicenda ricordando che ci sono continui contatti tra Italia e India e che l’inviato del governo de Mistura si è recato tre volte nel Paese asiatico per chiudere «in modo rapido» la vicenda. Senza considerare, però, che un anno e mezzo dopo la vicenda in modo rapido non si chiude più. Della risposta del premier non si è detta soddisfatta la Meloni che ha chiesto un più incisivo intervento del nostro Paese a livello internazionale, nonchè il ritiro del nostro ambasciatore a Nuova Delhi e di far rientrare l’ambasciatore indiano a Roma nel suo Paese (anche per evitare che lo sequestrino di nuovo in risposta a qualche nostra alzata d’ingegno, ndr). La Meloni ha aggiunto che «il gruppo Fratelli d’Italia e non intende recedere di un passo sulla vicenda dei due fucilieri di Marina indebitamente detenuti in India, perché è una questione che riguarda non solamente la vita di due nostri militari ma la dignità della Nazione». Da parte sua il presidente della commissione Difesa Elio Vito (Pdl) ha chiesto che venga in commissione il commissario governativo Staffan de Mistura», ricordando di aver già chiesto nei giorni scorsi che il governo riferisse in Parlamento sulla vicenda.