Siamo al giro di boa: per il centrodestra si apre una stagione nuova e coinvolgente

1 Lug 2013 17:06 - di Oreste Martino

Su Repubblica il politologo Ilvo Diamanti presenta un’analisi sui partiti politici attualmente in campo, definendoli tutti “provvisori” e davanti ad un cambiamento profondo come fu quello della stagione ’92-’94. Seppur con valutazioni non condivisibili sul futuro del centrodestra, l’analisi di Diamanti è indubbiamente stimolante, soprattutto perché intravede nelle elezioni europee del prossimo anno il giro di boa tra Seconda e Terza Repubblica.

«Lo spartiacque – scrive Diamanti – sarà costituito dalle elezioni europee. Perché l’Europa e l’euro già costituiscono temi strategici dei principali partiti. In grado di dividere, tra loro e al loro interno, questa “strana” maggioranza e questa “strana” opposizione». Il politologo di Repubblica esprime anche un secondo concetto interessante, la fine dei partiti personali. «Il problema – scrive – è che si è conclusa la parabola dei partiti personali. Raccolti da – e intorno a – un leader, una persona. Perché il declino dei leader coinvolge i partiti. Perché, comunque, i leader hanno bisogno di partiti. La televisione e la stessa rete non li possono rimpiazzare del tutto. I partiti servono. A offrire presenza e visibilità nella società e sul territorio. A organizzare le attività e le decisioni in Parlamento. A fornire prospettive, durata. Oltre la biografia del capo».

Le due tesi sono affascinanti e verosimili, fatta salva la reiterata sottovalutazione di Berlusconi come leader a cui Repubblica ci ha abituati. E se davvero le europee segneranno il passaggio dalla Seconda alla Terza Repubblica avremmo davanti un anno molto entusiasmante per la politica italiana. Sul fatto che tra un anno il quadro dovrà diventar chiaro non ci sono dubbi. La “strana” maggioranza sicuramente ci porterà alle europee, poi si acquieterà per il semestre di presidenza italiana dell’Unione europea, poi in autunno 2014 ci sarà la legge sul patto di stabilità con gli impegni che avremo preso presiedendo il semestre e la legislatura scivolerà così al 2015, quando potrebbe avere inizio la Terza Repubblica. E il tema dell’Europa sarà lo spartiacque delle coalizioni, chiamate a rinnovarsi proprio su questo. Con un nuovo centrodestra determinato a mettere in discussione “questa” politica europea e non “la” politica europea, chiedendo ad alta voce più integrazione, ma non solo monetaria. Rivendicando il vecchio progetto di un’Europa delle Nazioni da contrapporre all’Europa monetaria, senza politica e trainata dalla burocrazia. Questo può essere il tema centrale della ricomposizione e dell’allargamento del centrodestra, all’insegna della tesi di volere più Europa e non meno Europa, ma che sia un’Europa migliore, con più integrazione e meno egoismi.

È interessante anche la tesi di Diamanti per cui a questo passaggio vi giungeremo con la scomparsa dei partiti personali e il ritorno ai partiti veri, attenti alla società e al territorio. C’è davvero da sperarlo, soprattutto quando si sostiene che televisione e rete non basteranno più e si dovrà tornare a parlare con la gente. Alcuni esempi sono sotto gli occhi di tutti. Il Pd non è mai stato un partito personale, ma un partito dedito alle distruzione delle sue personalità interne. Vendola non gode di buona salute politica, Di Pietro è ormai un semplice iscritto dell’Italia dei Valori, Casini è acciaccato e contestato dentro l’Udc, Fini non è più il leader riconosciuto della destra, Bossi passa le giornate a litigare con Maroni, Calderoli e Tosi. Lo stesso ragionamento, però, non vale per Berlusconi, come ammette lo stesso Diamanti quando afferma che «la nuova Forza Italia sarà, comunque, un partito “personale” inestricabile da Berlusconi».

Il Cavaliere avendo probabilmente percepito ancor prima del politologo il tramonto dei partiti strutturati attorno al leader torna al comitato elettorale della sua leadership comunque suffragata da milioni di italiani, “disintermediando” il rapporto con gli elettori. Ma a differenza di quel che sostiene Repubblica la mossa di Berlusconi potrebbe rivelarsi un passo in avanti e non un passo indietro, ricreando un centrodestra plurale dove far convergere Forza Italia e un rinato soggetto di destra, l’evoluzione dell’Udc e la Lega pacificata magari da una mediazione dello stesso Cavaliere, senza escludere l’area attorno a Monti. Tutti uniti dal collante del Ppe proprio in occasione delle elezioni europee, come Casini ha già sussurrato oggi stesso e come conviene a Monti, che senza l’appoggio di Berlusconi non può avere il sostegno dei popolari europei per soddisfare le sue ambizioni comunitarie.

Ecco che le europee potrebbero riservarci più sorprese: un nuovo partito della destra italiana per la Terza Repubblica, logica e moderna evoluzione del Msi che lo fu nella Prima e di Alleanza Nazionale che lo fu nella Seconda, la rinascita di una coalizione plurale e più equilibrata e l’avvio di quella sezione italiana del Ppe che federando più culture può entrare nella Terza Repubblica nuovamente come maggioranza elettorale.

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